Cassazione, niente libertà per Vallanzasca. Respinto il ricorso
Il verdetto è stato depositato mercoledì 19 maggio e conferma la decisione emessa dal Tribunale di sorveglianza di Milano lo scorso 23 giugno.
Il verdetto è stato depositato mercoledì 19 maggio e conferma la decisione emessa dal Tribunale di sorveglianza di Milano lo scorso 23 giugno.
Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha respinto le richieste di liberazione condizionale e di semilibertà presentate dalla difesa di Renato Vallanzasca, il protagonista della mala milanese negli anni ’70 e ’80 condannato a 4 ergastoli e a 296 anni di carcere.
Vallanzasca torna a far parlare di sé. Questa volta per l’aggressione di un agente a Bollate, nell’area colloqui, in presenza di altri detenuti e familiari.
Confermato l’ergastolo per Renato Vallanzasca, l’ex boss della mala milanese negli anni ’70-’80.
Il Ministero dell’Interno ha intentato una causa contro Renato Vallanzasca in relazione al risarcimento da oltre 400mila euro da lui mai versato per l’omicidio di un poliziotto nel ’76 e ai presunti compensi che, invece, avrebbe ottenuto per due libri e un film sulla sua vita.
È giunto alla nona edizione il «Premio maresciallo Luigi D’Andrea», che ogni anno assegna riconoscimenti ai rappresentanti delle forze dell’ordine che si sono distinti per gesti di alto significato civile e umano in tutta Italia. Venerdì 12 febbraio a Bergamo sono stati consegnati i riconoscimenti a poliziotti, carabinieri, finanzieri e studenti.
In occasione del 39° anniversario dell’assassinio dei due agenti di pubblica sicurezza Luigi D’Andrea e Renato Barborini, uccisi il 6 febbraio 1977 nei pressi del casello autostradale della città dalla banda Vallanzasca, Dalmine intende onorare la memoria delle due Medaglie d’Oro al Valor Civile intitolando loro il nuovo parco comunale di via Tre Venezia, nella frazione di Guzzanica.
È stata confermata in appello la condanna a 10 mesi di reclusione e a una multa da 300 euro inflitta in primo grado a Renato Vallanzasca, accusato di aver rubato un paio di boxer e altra merce il 13 giugno dell’anno scorso in un supermercato a Milano. Lo hanno stabilito i giudici della terza sezione penale della Corte d’Appello di Milano, che hanno accolto la richiesta del sostituto pg Maria Elen…
Renato Vallanzasca, il protagonista della mala milanese tra gli anni ’70 e ’80, ha presentato ricorso in appello, tramite il suo legale, l’avvocato Ermanno Gorpia, contro la condanna a 10 mesi di reclusione che gli è stata inflitta lo scorso novembre per aver rubato in un supermercato due paia di mutande, concime per piante e delle cesoie.
Nemmeno la neve caduta abbondante la notte precedente è riuscita ad attutire il ruggito del traffico fuori dal casello autostradale di Dalmine. Ma forse, per commemorare due giovani uomini morti perché stavano facendo il proprio dovere, il silenzio non è abbastanza.
Dopo che a Dalmine è stata respinta la mozione per intitolare un luogo alla memoria dei poliziotti uccisi dalla banda Vallanzasca (qui la spiegazione ufficiale del Comune) anche a Bergamo il centrodestra e la Lega scendono in campo con lo stesso obiettivo.
A seguito della notizia (diffusa dall’avvocato di Renato Vallanzasca) secondo la quale il pluriassassino starebbe «mettendo da parte soldi per istituire un fondo di risarcimento ai famigliari delle sue vittime», da Dalmine arriva un appello ai giudici: «Nessuna attenuante: non fatevi ingannare».
Due anni fa, la sua estate a Sarnico come commesso-magazziniere in un negozio di abbigliamento aveva scatenato una ridda di polemiche. Venerdì Renato Vallanzasca, il celebre boss della Comasina, è tornato in un negozio a Milano, ma per rubare un paio di boxer da uomo
Emerge una nuova verità sulla strage di Dalmine. A distanza di 37 anni dal dramma al casello autostradale dell’A4, dove la banda di Renato Vallanzasca uccise gli agenti della polizia stradale Luigi D’Andrea e Renato Barborini.
Con un gruppo camorristico, Renato Vallanzasca stava per mettere in piedi un commercio di mozzarelle a Milano: il progetto non si concretizzò anche a causa della revoca del permesso di lavoro dopo le note polemiche legate alla notizia della sua assunzione in un negozio di abbigliamento di Sarnico.