Bossetti, lettera dal carcere «Innocente, vi prego di credermi»
«È diventata per me una ragione di vita, non mollerò mai, fino alla fine. Sono Innocente, vi prego di credermi»
«È diventata per me una ragione di vita, non mollerò mai, fino alla fine. Sono Innocente, vi prego di credermi»
«Non ci sono stati accessi a siti pedopornografici». Claudio Salvagni, difensore di Giuseppe Bossetti,commenta così le indiscrezioni riguardo ai primi esiti degli accertamenti su uno dei due pc sequestrati al muratore di Mapello.
Per difendersi Massimo Giuseppe Bossetti ha rispolverato, davanti ai magistrati di Bergamo, un'ipotesi già circolata qualche settimana dopo la scomparsa della ragazzina di Brembate di Sopra: l'omicidio come «vendetta contro il padre» la punizione per uno sgarro.
Alle 17,45 del 26 novembre 2010 dal cellulare di Massimo Bossetti parte una chiamata al cognato Osvaldo Mazzoleni, il marito della sorella Laura. È questa l’ultima comunicazione del presunto assassino di Yara Gambirasio prima che il suo telefono si ammutolisca per tredici ore.
Massimo Giuseppe Bossetti è stato interrogato stamattina dal gip e ha affermato che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando scomparve Yara Gambirasio, si trovava a casa.Il muratore «ha risposto a tutte le domande» che gli sono state poste dal gip, ha spiegato il legale.