Questo slogan è stato utilizzato molte volte nel movimento curdo turco, nelle manifestazioni e negli incontri delle donne curde dall’inizio del 2003. Tuttavia, si è diffuso ampiamente dopo la guerra civile siriana nel 2011. Ora è cantato in Iran ed è diventato globale. Ma qual è la sua origine?
L’intervista. Iraniana, vive in città con il marito bergamasco e il piccolo Tancredi. Conosciuta per la sua cucina e i suoi locali, negli ultimi mesi ha manifestato contro la dittatura in Iran, a favore dell’indipendenza e delle libertà delle donne.
Non tutta la popolazione iraniana è d’accordo con le proteste dei ragazzi e delle ragazze della Generazione Z e con quelle di persone di altre età e varie fasce sociali. I motivi sono quasi sempre di natura economica, religiosa e culturale. Ma la protesta va avanti, in Iran come in Italia e in Europa
Gli iraniani e i russi scendono in piazza contro i rispettivi Governi. In modo più massiccio e pericoloso in Iran, dove le proteste durano da giorni e dove, secondo Iran Human Rights (che ha sede a Oslo, in Norvegia), sono già stati uccisi 31 civili. Meno duramente ma non meno clamorosamente in Russia, dove sono state fermate o arrestate circa 1.300 persone in 38 diverse città.
In questi giorni è allestita al centro culturale San Bartolomeo sul Sentierone di Bergamo una mostra sulla rivoluzione russa. Si tratta di foto e testi di epoche diverse per capire meglio un evento che ha cambiato la storia odierna.
Bergamo. Minirivoluzione della sosta. La stazione ferroviaria diventa come l'aeroporto. Per il carico e scarico dei passeggeri l'unico spazio regolare per le auto sarà all'interno del nuovo parcheggio Metropark, un'area di sosta con la sbarra che sarà gratuita per quindici …
