Insieme per curare: la dottoressa russa e la collega ucraina che vaccinano i profughi
La storia A Gazzaniga un centro visite per chi è sfuggito alla guerra: le due professioniste dei due Paesi in conflitto lavoreranno insieme per chi soffre.
La storia A Gazzaniga un centro visite per chi è sfuggito alla guerra: le due professioniste dei due Paesi in conflitto lavoreranno insieme per chi soffre.
È la peggiore crisi umanitaria del XXI secolo, secondo l’Onu. No, non è il coronavirus. È la guerra che si sta combattendo in Siria intorno a Idlib, città martirizzata nel nord ovest, una delle ultime roccaforti non ancora finite sotto il controllo del regime di Damasco. Agghiacciante la razionalità che sta dietro al conflitto. Da mesi gli aerei russi aiutano l’avanzata delle forze del rais Basha…
«Ma l’arrivo di poco più di un milione di persone in un continente di 820 milioni di abitanti può essere considerato una crisi? La risposta dovrebbe essere: “no”. Lo diventa se, invece di agire in maniera coordinata, ognuno agisce per sè, magari innalzando muri e barriere».
Si chiama Achilleas Souras, ha 15 anni, vive a Barcellona, ma è di casa a Bergamo, dove è originaria la famiglia della mamma. Si è inventato un’opera d’arte con i giubbotti dei migranti. I suoi «igloo» saranno esposti al Moma di New York.
«L’accoglienza richiede tanto impegno da parte degli operatori e dei numerosi volontari, ma il rischio è che questo prezioso lavoro, spesso sotto traccia e invisibile, venga disperso».
Giordania, Turchia, Libano, Pakistan, Sud Africa insieme al Territori Palestinesi ospitano più del 50% dei rifugiati di tutto il mondo, mentre le sei nazioni più ricche, ovvero Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito, ne accolgono solo il 9%. L’Italia, ottava economia del mondo, ospita circa 135.000 persone.
Il 93% delle richieste d’asilo presentate in provincia di Bergamo non vengono accolte.
Gli anni Novanta sono impressi nella memoria collettiva degli italiani come il decennio degli albanesi: in decine di migliaia sbarcarono sulle coste della Puglia e già allora si parlava di emergenza profughi. Fuggivano dalla guerra civile e dalla miseria.
Di fronte alla più grande crisi umanitaria dal dopo guerra, con oltre 130 milioni di persone nel mondo colpite da guerre e da calamità ambientali, serve un Programma d’azione per l’umanità.
Ha tagliato la rete, ha spezzato il filo spinato, ha scardinato la Fortezza Europa. Jorge Mario Bergoglio ha aperto il primo corridoio umanitario europeo. Tecnicamente è il primo capo di Stato europeo a farlo. Quando l’aereo dell’Alitalia ha staccato le ruote dalla pista dell’isola di Lesbo con a bordo il Papa e tre famiglie, dodici persone, dodici profughi con diritto di asilo, è scoccata l’ora …
Austria Felix è da sempre un luogo preciso, ordinato, con la burocrazia snella (asburgica appunto) e una certa insofferenza per chi non rispetta le regole. L’austriaco guarda a sud con un certo malcelato snobismo e la voglia di erigere un muro al Brennero l’ha sempre avuta nell’anima, soprattutto dopo aver perso la prima guerra mondiale.
«Andiamo ad incontrare la catastrofe più grande dopo la seconda guerra mondiale»: lo ha sottolineato il Papa salutando i giornalisti sul volo per Lesbo, l’isola greca dove si è voluto recare per incontrare e abbracciare i profughi. L’aereo con a bordo Papa Francesco è atterrato all’aeroporto internazionale di Mytilene verso le 9 di sabato 16 aprile.
Gli appuntamenti promossi dall’amministrazione comunale nella sede di Villa Carrara hanno l’obiettivo di favorire l’integrazione e superare i pregiudizi nei confronti di extracomunitari e rifugiati politici
Il Coordinamento provinciale degli enti locali per la Pace e i Diritti umani, in collaborazione con l’onorevole Elena Carnevali e con il patrocinio del Comune di Bergamo e della Provincia di Bergamo, ha organizzato il convegno «Profughi e accoglienza: dall’emergenza alla stabilità. Un altro modello è possibile?».
«Scrivo da Idomeni, in Grecia, al confine con la Macedonia: sento davvero il bisogno di raccontarvi ciò che sta succedendo ora e così vicino all’Italia». Inizia così la lettera di Daniela Oberti, infermiera e operatrice umanitaria bergamasca di Medici Senza Frontiere, che racconta la drammatica situazione ad Idomeni, sul confine tra Macedonia e Grecia, snodo di passaggio di molti migranti che sog…
«Così come siamo stati molto determinati nel renderci disponibili all’accoglienza dei profughi, lo siamo ora altrettanto nel dire che se le regole hanno un valore, sul tema del rimpatrio dei migranti a cui non è stato riconosciuto lo status di rifugiato, si deve essere più efficaci di quanto si sia stati finora».
Sono 3.124 le domande presentate da richiedenti asilo alla commissione territoriale di Brescia a cui fanno capo le province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova.
«Favorisca i documenti». Nella storia del costume italiano un riconoscimento comincia così dai tempi di Alberto Sordi vigile. Il problema è ricostruire la vita di chi i documenti non li ha e non ha nessuna possibilità di recuperarli come un migrante clandestino o un profugo. Ma oggi l’emergenza è questa e va affrontata.
«L’inutile Coordinamento degli Enti Locali per la Pace vuole far firmare ai Comuni un impegno ad accogliere almeno un profugo (finto) ogni mille abitanti e per questo ha convocato i sindaci bergamaschi martedì 17 novembre in Provincia».
L’assessore Terzi dopo la bocciatura del provvedimento in aula: «Le risorse finanziarie sono assegnate con queste finalità e obiettivi. Dunque non certo per utilizzi impropri, come il ricovero di richiedenti asilo».