Roma, 25 settembre 2006 - In un incontro con il Ministro Cesare Damiano che si è tenuto al Ministero del Lavoro il 21 settembre scorso, la Federazione Italiana Editori di Giornali ha illustrato le ragioni per cui non ritiene, in questa fase, di accogliere l’invito del Governo a riprendere le trattative con la Federazione della Stampa per il rinnovo del contratto giornalistico scaduto nel marzo del 2005.L’editoria – e in particolare quella della carta stampata che dà lavoro alla grande maggioranza dei giornalisti italiani – si confronta con interrogativi e sfide di carattere epocale sui contenuti, sui formati, sulle convergenze con altri media, sulla pubblicità, sulla distribuzione. La flessibilità e il costo del lavoro sono elementi essenziali di qualsiasi nuova strategia di settore e vanno visti in quest’ottica. A fronte di ciò, la Federazione dei giornalisti ha presentato 77 rivendicazioni salariali e normative e le ha sostenute con 12 giorni di sciopero, minacciandone altri per il futuro.Sul piano politico, poi, non solo non vengono corrette le gravi storture a danno della carta stampata apportate dalla legislatura precedente, ma vi sono indicazioni che la situazione sia destinata ad aggravarsi ulteriormente.In queste condizioni, gli editori rispettano il contratto giornalistico scaduto, i cui automatismi retributivi superano comunque largamente gli effetti dell’inflazione, e giudicano che non sussistano le condizioni di base per negoziare un nuovo contratto.
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