Il vescovo: «Il Natale rilanci la solidarietà Facciamoci carico della crisi del lavoro»

1) A Natale ricordiamo un avvenimento del passato ignorato allora come lo sarebbe oggi: la nascita di un bambino, chiamato Gesù, da una coppia di umili condizioni, Maria e Giuseppe, cittadini di un popolo che non svolgeva ruoli politici importanti perché occupato da Roma. Però quell’avvenimento è la notizia più importante, più bella e più decisiva della storia umana e della storia di ogni persona. Il Figlio eterno di Dio è divenuto uno di noi; è il «Dio con noi e per noi», da quel momento sempre presente nel cammino delle singole persone e dell’intera famiglia umana. Gesù Risorto si accompagna a noi ricordandoci che in ogni individuo che nasce c’è una realtà, misteriosa ma vera, che lo rende più importante dell’universo: Dio Padre lo circonda con il suo amore tenero e appassionato, rendendolo suo figlio capace di rispondere a questa benevolenza lasciandosi guidare nella sua esistenza da ciò che il Padre propone, come ha fatto Gesù.

Ancora, quel Bambino ci ricorda che la nostra vita sta a cuore al Padre suo e Padre nostro; essa non si esaurisce nei pochi o molti anni che stiamo vivendo, perché egli è divenuto uno di noi per offrire la possibilità di vivere in eterno con Lui presso il Padre. Ci viene data la capacità di vivere già ora con Lui, condividendone il modo di guardare e amare le persone, di affrontare le diverse vicende della vita, di relazionarsi con le cose. È l’unico che rende l’esistenza più umana, e più forte della morte perché costruita sull’amore e sulla fiducia nel Padre, che non vuole la morte ma la pienezza della nostra vita, come ha mostrato nel Crocifisso Risorto.

Questo dono è per tutti, iniziando dai più emarginati come erano i pastori invitati per primi attorno al Bambino di Betlemme. Ecco perché è la notizia più bella e più importante, è Vangelo: nella storia umana è presente la vera potenza di Dio che è amore indicibile capace di far trionfare la vita sulla morte, il perdono sulla vendetta, la fraternità sull’odio, la vera dignità umana contro i molti attentati compiuti dall’uomo stesso.

Perciò, almeno a Natale troviamo un po’ di tempo per guardare al Festeggiato con profonda gratitudine; soprattutto per lasciarci guardare, illuminare e interpellare sulla conoscenza che noi abbiamo o non abbiamo della sua storia, sulla relazione che ci lega a lui, sul posto che occupa nella nostra vita. Verifichiamo la nostra fede. La fede cristiana infatti comporta una relazione di amore amicale con Gesù Cristo, di conoscenza della sua umanità, delle sue eccezionali qualità umane, del suo amore misericordioso, della sua solidarietà con l’umanità e con ciascuno di noi, del suo essere Figlio di Dio e di Maria.

Nel cammino solidale vogliamo ritornare a Lui carichi degli interrogativi, delle speranze, delle disperazioni, delle povertà e ricchezze morali odierni; ritornare a Lui per meglio capire quale dono è per la nostra vita e per quella della società. Vogliamo verificare la nostra fedeltà a Lui, perché il nostro apporto particolare al progresso umano della società sta nella testimonianza quotidiana del suo progetto di uomo; un progetto destinato come prezioso dono a tutti. Perciò dobbiamo maggiormente sentirci impegnati nell’approfondire la conoscenza e la condivisione della vita del Bambino di Betlemme; lo dobbiamo al suo amore tenace, alla nostra vita che solo in Lui diventa comprensibile e carico di speranza, agli altri che hanno il diritto di ritrovarlo in noi.

2) Una più precisa conoscenza di questo personaggio, veramente unico, permetterebbe a tutti, credenti e non, di comprendere meglio i valori presenti nella storia che stiamo vivendo. Egli, infatti, è una delle principali radici della nostra cultura, cioè del nostro modo di pensare l’uomo e la convivenza sociale. È una radice che ha fecondato altre civiltà; pur non identificandosi con nessuna cultura è capace di dialogare con tutte purificando e completando le diverse visioni dell’uomo. È l’unico capace di aiutare i diversi popoli a dialogare fruttuosamente per arricchirsi reciprocamente. Nessuno può usarLo per combattere altri popoli, perché è Colui che salva ogni storia e promuove la collaborazione tra le diverse componenti dell’unica famiglia umana permettendo a tutti di ampliare e di migliorare la propria visione dell’uomo.

3) In questi momenti abbiamo tutti bisogno di essere da Lui stimolati a ritrovare la strada della solidarietà, cioè a sentirci partecipi e responsabili di una storia comune, impegnati a viverla attivamente perché sia sempre più ricca non soltanto di cose ma di relazioni umane, di reciproco aiuto, dell’impegno a farsi carico dei problemi comuni, della capacità a considerare come propria la sofferenza dei più deboli ed emarginati, della consapevolezza di essere responsabili del bene e del male presenti nel nostro territorio.

Molti segnali indicano l’aggravarsi della confusione politica e della crisi economica nella nostra terra rappresentata dalla chiusura di diverse aziende con ripercussioni sui lavoratori e sulle famiglie; e pure segnalata dal numero crescente di famiglie o di pensionati che faticano a sostenere tutte le spese necessarie. Tutto questo, oltre il disagio e i problemi di coloro che sono direttamente coinvolti, provoca forte preoccupazione in molti. Il Bambino di Betlemme non suggerisce dei programmi politici ed economici, però indica gli atteggiamenti necessari per affrontare questi problemi a vantaggio di ogni persona.

Innanzitutto tutti, iniziando da chi ha responsabilità politiche, dobbiamo sinceramente farci carico di questa seria e preoccupante problematica, evitando il chiacchierare a vuoto, o il rinchiudersi nell’egoistico godimento del proprio benessere all’insegna del ciascuno pensi agli affari suoi e salvi il proprio benessere. Non affrontiamo questa realtà avendo presente solo l’interesse personale e di gruppo, o con il filtro dell’ideologia politica. Guardiamola con il cuore e gli occhi di chi, dopo anni di lavoro onesto e appassionato, viene privato di ciò che dava senso alle proprie giornate, dignità alla persona, sicurezza e speranza per il futuro personale e familiare.

Occorre, poi, superare il nostro antico vizio di litigare su ogni cosa, di criticare comunque l’altro o gli altri, magari senza ascoltarli, con il sogno, non confessato ma reale, di essere i protagonisti principali di ciò che si dovrebbe fare. Protagonista è l’intera società di questo territorio e tutti dobbiamo sinceramente servire il bene comune, considerando soprattutto quelli che rischiano molto in questo passaggio critico, e quelli che normalmente non sono coinvolti nelle decisioni che riguardano la vita di tutti. Servire il bene comune vuol dire accrescere realmente la partecipazione di tutti; una partecipazione capace di considerare le difficoltà e le necessità di tutti.

Certamente non sono facili né le soluzioni d’emergenza per chi sta esperimentando nuove povertà, né quelle sui tempi lunghi per garantire un futuro dignitoso a questa terra. Però, avendo presenti i volti concreti di chi sta soffrendo, e impegnandosi sinceramente nel dialogo e nella collaborazione disinteressata, è possibile raggiungere traguardi positivi e distribuire equamente benessere e disagi per il presente e per il futuro. È certamente da promuovere il progresso economico con le sue conseguenze benefiche, però a condizione che al primo posto stia sempre il servizio alla dignità dell’uomo, di ogni uomo. Altrimenti c’è il rischio che i ricchi diventino più ricchi e i poveri sempre più poveri, con devastanti effetti che tutti conosciamo; devastanti per la pace, per il cuore umano, per i valori più importanti.

Tale collaborazione sarebbe una bella testimonianza di solidarietà per le nuove generazioni. Chiediamo loro di vivere la solidarietà, ma quali sono i messaggi concreti che diamo loro? Forse creiamo in loro la convinzione che si può realizzare il proprio bene indipendentemente dal bene di tutti, e magari a spese del bene degli altri. E poi ci scandalizziamo di fronte a episodi tragici che hanno come protagonisti i giovani!

Buon Natale a tutti.

Il Bambino di Betlemme doni alle famiglie la forza di essere il luogo dove si respirano e s’imparano la solidarietà e la gratuità. Conservi a tutte le agenzie educative, in particolare alla scuola, la capacità di essere un luogo dove le nuove generazioni esperimentano la bellezza di una vita spesa per gli altri, il valore del dialogo sincero e della collaborazione sincera e gratuita.

Aiuti i giovani a interrogarsi su come stanno investendo la loro voglia di vivere, di gioire, di amare, di dare senso alla loro vita.

Sostenga i sofferenti assicurando che non sono soli (non lasciamoli soli!) perché Egli è con loro per infondere quel coraggio e quella speranza che hanno guidato la sua esistenza.

Regali coraggio e speranza anche a coloro che faticano a pensare con serenità al futuro per il lavoro che viene meno.

Non dimentichiamo chi sta soffrendo per la guerra, per le ingiustizie politiche ed economiche, per la fame: anche loro sono figli del "Padre Nostro" e pure per loro è nato a Betlemme il Salvatore di tutti.Mons. Roberto Amadei

vescovo di Bergamo

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