Il figlio di Bonomelli: «Non cavalco l’onda dell’odio». Il funerale fissato per mercoledì 16 novembre

L’omicidio. «Non ho commenti su queste persone: la giustizia seguirà il suo iter e non voglio pensare a queste persone. Noi come famiglia siamo affranti per quello che è successo, ma soprattutto per come è successo». A parlare è il figlio di Angelo Bonomelli.

«Non voglio cavalcare l’odio, non appartiene a me nè a mio padre questo sentimento. Credo nella giustizia e attenderò il suo corso» ha detto Emanuele Bonomelli, che ha rilasciato alcune dichiarazioni fuori dalla camera mortuaria dell’ospedale di Bergamo Papa Giovanni XXIII durante l’autopsia sul corpo del padre.

«Era da qualche mese che i quattro indagati lo avevano avvicinato per seguire il sito web di Villa Ortensia, mio padre me lo aveva detto - ha detto -. Mio padre stava bene: non aveva nessuna patologia pregressa. Sono io che ho contattato le forze dell’ordine perché non tornava a casa e mi ero preoccupato».

Gli inquirenti stanno lavorando per far luce sugli aspetti ancora poco chiari della vicenda, sul rapporto che legava i quattro - Matteo Gherardi, il 33enne è accusato dell’omicidio dell’imprenditore di Trescore insieme al padre Luigi, 68 anni, la fidanzata Jasmine Gervasoni, 23, e l’amico Omar Poretti, 26 - sul motivo dell’incontro (Bonomelli avrebbe ricevuto una telefonata quel pomeriggio mentre era al bar con gli amici e se ne sarebbe andato lasciando a metà una partita a carte), su quel messaggio partito dal cellulare dell’ottantenne martedì pomeriggio alla segretaria di Villa Ortensie per chiederle della documentazione. Il telefono è stato trovato a casa di Poretti, già resettato per essere rivenduto, ed è sempre lui ad aver venduto l’orologio al «Compro Oro».

L’ora della morte, la quantità di farmaco fatta assumere all’imprenditore e se sia stato quello a ucciderlo lo stabilirà quindi proprio l’autopsia. A quanto si è appreso l’esame tossicologico potrebbe arrivare nei prossimi giorni, la morte è invece stata causata - secondo l’esame autoptico - da un arresto cardiocircolatorio.

Intanto è stata fissata la data dei funerali: l’ultimo saluto all’imprenditore scomparso sarà mercoledì 16 novembre, alle 14.30, nella chiesa parrocchiale di Trescore.
La salma si trova ora alla casa del commiato Bonomelli di Trescore in via Deledda 2.

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La tragica morte e l’interrogatorio

Il corpo di Bonomelli è stato trovato dai carabinieri martedì alle 13 senza vita nella sua auto in un parcheggio nella zona industriale di Entratico. Ciò che ha raccontato Matteo Gherardi è la storia di quattro persone allo sbando finite in una tragedia che non volevano e non si aspettavano. Il padre e la fidanzata, in particolare, avrebbero avuto un ruolo marginale. Gli avvocati Quadri e Zucchinali hanno chiesto per i loro assistiti gli arresti domiciliari, il gip in serata ha deciso il carcere per tutti e quattro con le accuse di omicidio volontario, rapina e autoriciclaggio (per l’orologio della vittima rivenduto a un Compro Oro).

Secondo la sua versione, Bonomelli è arrivato lunedì pomeriggio al bar Sintony di Entratico per parlare dell’attività di promozione di Villa Ortensie sui social. Solo in quel momento, lui e Poretti avrebbero avuto l’idea di narcotizzarlo per rubargli l’orologio d’oro Longines che aveva al polso. Una tecnica che Gherardi avrebbe già utilizzato in passato, persino con una zia, derubata di gioielli e denaro. Probabilmente pensava che anche con Bonomelli sarebbe stato lo stesso. E non si è fatto scrupoli nel rapinare una persona che tutti e quattro conoscevano (da un paio di mesi, hanno riferito): contava sul fatto che non si sarebbe ricordato nulla e lo avrebbe convinto di avere avuto un malore dopo che si erano lasciati. In effetti l’accusa del pm Chiara Monzio Compagnoni, omicidio volontario, è orientata verso il dolo eventuale, ovvero i quattro, somministrando un farmaco a un ottantenne si sono assunti il rischio di poterlo uccidere. Sono stati gli stessi indagati a parlare del Rivotril, un benzodiazepinico ad attività antiepilettica, scelto perché Matteo Gherardi ne fa uso: «Ma non sono stato io a versare la dose nel tè di Bonomelli» ha precisato ieri al gip. Un modo per far capire, probabilmente, che se lo avesse fatto lui ne avrebbe utilizzata la giusta quantità. Sarebbe stato Poretti a versare il farmaco, ma non avrebbe usato una dose massiccia perché – hanno riferito padre, figlio e fidanzata – «ne era rimasto ancora un po’, tant’è che si è rovesciato nella tasca di Poretti». Poi hanno buttato la boccetta, che non è stata ritrovata e non ne sono state trovate altre nel corso delle perquisizioni. La decisione di narcotizzare l’imprenditore non sarebbe stata premeditata ma i due amici l’avrebbero architettata solo in quel momento.

Jasmine Gervasoni e Luigi Gherardi hanno riferito di non sapere nulla delle intenzioni dei due: pensavano si trattasse di un appuntamento di lavoro. Li hanno accompagnati perché Luigi Gherardi è l’unico dei quattro ad avere la patente. Dunque, stando alle dichiarazioni dei tre, Matteo Gherardi aveva con sè il Rivotril perché ne fa uso per curare le sue crisi d’ansia, e lo avrebbe dato a Poretti per metterlo nel tè di Bonomelli. Le telecamere in effetti immortalano Poretti mentre porge il bicchiere all’ottantenne, che si è sentito male quasi subito. I due amici lo hanno caricato sul suo Suv e lo hanno portato nel parcheggio, derubandolo dell’orologio, del cellulare e dei soldi (circa 2mila euro in totale), mentre Luigi Gherardi li ha seguiti sulla sua Polo insieme a Jasmine Gervasoni. Erano le 18 e due ore dopo sono tornati (tranne Poretti) per controllare le condizioni dell’uomo che era privo di sensi ma «respirava ancora». Sono tornati anche martedì alle 9 scoprendo che era morto. Dai filmati delle telecamere risultano i passaggi della Polo: si vede l’auto ma non è possibile capire quante persone siano all’interno e se scendano oppure no. Il corpo dell’imprenditore sarà trovato quattro ore dopo dai carabinieri, in rigor mortis: un primo esame esterno fa risalire la morte almeno a 15 ore prima, dunque le 22 di lunedì.

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