Il ritorno di Fornero e i malumori leghisti per l’addio a Quota 100

Non deve essere stato semplice, per Matteo Salvini, ingoiare il rospo del ritorno di Elsa Fornero sulle scene governative. Eppure, nonostante la Lega, la professoressa di economia, classe 1948, autrice della forse più contestata riforma previdenziale della storia repubblicana, è stata richiamata in servizio dal governo. Non da Mario Draghi in persona come scrivono i giornali più frettolosi, no, ma come componente di una commissione di consulenza messa in piedi dal sottosegretario Bruno Tabacci (che comunque lavora anche lui a Palazzo Chigi con la delega di coordinamento della politica economica): la commissione serve a dare pareri al sottosegretario ed è composta essenzialmente da vecchie glorie dell’università e del mondo del lavoro tra cui appunto anche la professoressa Fornero. Contro la quale, lo ricorderà il lettore, proprio Salvini imbastì un’intera campagna elettorale nel 2018, finendo per augurarle un triste destino in un’isola deserta in mezzo al mare.

Lei, Elsa - le cui lacrime per la draconiana riforma delle pensioni firmata insieme a Mario Monti sono divenute un simbolo di quegli anni di paura e di crisi - in realtà non si è mai fatta domare dalla polemica e ha sempre ribattuto con pochi giri di parole, come quando definì Salvini «pessimo come persona e come ministro». Salvo però chiedere scusa per l’enorme errore che ha prodotto il fenomeno dei cosiddetti esodati, messi in mezzo alla strada senza stipendio e senza pensione proprio a causa del testo riformatore («Ci fu messa troppa fretta» è stata la giustificazione).

Adesso Salvini deve ingoiare il rospo e anche sorbirsi le ironie di quanti, suoi avversari, gli rinfacciano di non aver rovesciato i tavoli per il ritorno della professoressa. «Da lui neanche una parola» commenta acido Alessandro Di Battista, girando volutamente il coltello nella piaga. In realtà non è così: Salvini ha dichiarato che «la signora Fornero nel governo conterà zero» e che al massimo è una consulente privata «del signor Tabacci». Quest’ultimo si è affrettato a precisare che la sua nuova collaboratrice non si occuperà di questioni previdenziali o del mercato del lavoro. Ma di economia in generale.

Dichiarazione importante perché rivela la vera questione nascosta dietro il fumo delle polemiche: la riforma salviniana della cosiddetta Quota 100 (per cui si va in pensione con 62 anni di età e 38 di lavoro): ormai il fiore all’occhiello del governo giallo-verde sta per concludere il suo periodo di sperimentazione e, mentre la Lega insiste perché venga rifinanziata per almeno altri due anni, proprio da Palazzo Chigi e da via XX Settembre hanno già chiarito che per la proroga non ci sono le risorse, e dunque quella innovazione - tanto contestata ma anche tanto difesa dalla Lega, fino a farla diventare il contraltare proprio della riforma Fornero - è destinata a cadere nell’oblio. Ecco perché il ritorno della professoressa Fornero impensierisce i leghisti, ed ecco perché Tabacci è stato costretto a quella precisazione, necessaria per non far scoppiare un (piccolo-grande) caso politico.

Cosa di cui in questo momento non c’è assolutamente bisogno, considerando i problemi creati coi Cinque Stelle dalla riforma della giustizia, e poi le polemiche sulla gestione del ministro Cingolani della transizione ecologica e infine i grattacapi che potrebbero venire oggi con l’elezione del nuovo presidente della Rai indicato dal governo.

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