Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 15 Febbraio 2017
Agricoltura viva grazie a giovani e stranieri
Boom di apicoltura e biologico
Un patrimonio di quasi 47 mila aziende con 61 mila addetti in Lombardia. A Bergamo le aziende attive sono quasi 5mila. Le iscrizioni di nuove realtà sono state più di 1.500 contro le 1.238 registrate a fine 2015, mentre le chiusure hanno toccato quota duemila, con una perdita dello 0,9% rispetto a un anno fa.
E’ questo il bilancio dell’agricoltura lombarda all’inizio del 2017 nello scenario tracciato da un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano con Coldiretti Lombardia sui dati dell’ultimo anno del registro delle imprese. Le iscrizioni di nuove realtà sono state più di 1.500 contro le 1.238 registrate a fine 2015, mentre le chiusure hanno toccato quota duemila, con una perdita dello 0,9% rispetto a un anno fa. «Si tratta di un trend storico di aggregazione e riduzione – spiega Giovanni Benedetti, membro di giunta della Camera di Commercio e Direttore della Coldiretti Lombardia – il contesto economico non sempre brillante oltre a un processo di consolidamento e fusione ha portato a una diminuzione del numero delle aziende. Ma al tempo stesso si sono liberate energie e idee nuove, con l’ingresso di giovani e anche di qualche straniero”. Infatti – secondo il Report Camera di Commercio/Coldiretti – le imprese giovani sono aumentate del 2,9% arrivando a quota tremila, mentre quelle guidate da stranieri hanno registrato un incremento del 5% con 645 realtà in tutta la regione».
Prima provincia per imprese, Brescia con 10 mila, Mantova con 8 mila, Pavia con 6 mila, Bergamo con 5 mila, Cremona e Milano con 4 mila, Lecco con più di mille, Varese e Sondrio con circa 2 mila realtà. Gli addetti del settore agricolo lombardo sono diminuiti dell’1,3% attestandosi a 61 mila, ma raggiungono quota 4 mila quelli delle aziende con a capo un giovane, mentre le realtà condotte da stranieri danno lavoro a mille persone.
Per quanto riguarda il numero delle imprese sono diversi i settori in crescita, ad esempio: il riso (+22%), gli ortaggi coltivati all’aria aperta (+5,5%), gli ortaggi e le colture in serra (+10%), i fiori in serra (+10%), le pomacee e frutta a nocciolo (+14%), altra frutta (+18%), gli allevamenti di bovini non da latte e bufalini (+13%), gli allevamenti di ovini e caprini (+3%) e l’apicoltura (+7%). Calano invece le imprese nel settore dei cereali e in quello delle fibre tessili.
“L’agroalimentare – conclude Benedetti – muove in Lombardia quasi 14 miliardi di euro ogni anno, con eccellenze che vanno dal vino ai formaggi, ma che si estendono ormai a tutti i settori, compreso il biologico che negli ultimi 6 anni ha fatto registrare un incremento del 38% passando da 16mila ettari del 2010 a oltre 22mila del 2016, mentre gli operatori sono più di duemila. L’agricoltura lombarda è fatta di qualità, lavoro e diversificazione”.
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