Cronaca / Bergamo Città
Domenica 14 Giugno 2020
Covid e danni ai polmoni
Studio di medici e ingegneri
In una ricerca Asst Bergamo Est e Università di Bergamo misurano la ridotta perfusione sanguigna. I risultati resi noti sull’European Journal of Radiology.
La medicina, l’ingegneria, tecniche di intelligenza artificiale unite per studiare i danni causati dal Covid e sviluppare così conoscenze cliniche che permettano di combattere gli effetti del nuovo virus che si è abbattuto sul mondo. La tecnica per la valutazione clinica che apre strade per elaborare strategie di cura nasce da una collaborazione tra l’Asst Bergamo Est e l’Università di Bergamo: il punto di partenza è stato l’approfondimento clinico e diagnostico dei danni causati dall’infezione da nuovo coronavirus, che può determinare non solo polmoniti interstiziali in senso stretto ma anche fenomeni di ostruzione dei capillari alveolari e dei piccoli vasi di altri distretti corporei, fino a gravi trombosi.
Nell’Unità operativa di Radiologia dell’Asst Bergamo Est, diretta dal Gianluigi Patelli, è nata l’idea di ricercare una modalità per osservare questo fenomeno utilizzando anche un software basato su tecniche di intelligenza artificiale applicate alle immagini Tac eseguite sui pazienti colpiti da Covid, attraverso l’apporto tecnico e scientifico del professor Andrea Remuzzi del Dipartimento di Ingegneria gestionale, dell’informazione e della produzione dell’Università di Bergamo, e con una giovane start up bergamasca D/Vision Lab fondata dall’ex-studente dell’ateneo cittadino Simone Manini. I risultati preliminari sono stati pubblicati on line sull’European Journal of Radiology (la rivista scientifica ufficiale della Società europea di Radiologia). Per la prima volta nella letteratura scientifica è stata osservata e quantificata una ridotta perfusione sanguigna nel distretto polmonare dopo l’infezione da Covid durante la fase di guarigione.
«Grazie al direttore generale dell’Asst Bergamo Est, Francesco Locati – spiega Gianluigi Patelli – ho potuto contattare Andrea Remuzzi per esporgli l’idea di misurare la perfusione polmonare nei pazienti affetti da Covid, utilizzando come base di partenza la Tac e alcuni software già in dotazione nel mio reparto. Ci sono tutti i presupposti perché questa cooperazione prosegua nella valutazione retrospettiva di una più ampia casistica dei molti pazienti che nella fase più acuta della pandemia sono stati trattati nell’Asst Bergamo Est. Il motivo della pubblicazione dei dati preliminari è stata anche la necessità, condivisa con Remuzzi, di sottoporli al giudizio della comunità scientifica e dare spunto di riflessione per i possibili risvolti in termini di monitoraggio dei protocolli terapeutici». «Il lavoro pubblicato – aggiunge Andrea Remuzzi – si basa sull’applicazione di tecniche avanzate di elaborazione digitale delle immagini radiologiche. Questo approccio si è rilevato utile per quantificare in modo automatico un problema clinico in alcuni pazienti colpiti da Covid, dimostrando l’utilità della collaborazione tra medici e ingegneri».
E sull’importanza di questa collaborazione tra discipline differenti e del rapporto sempre più stretto con l’Università di Bergamo insiste la direzione dell’Asst Bergamo Est, rimarcando che proprio con l’ateneo cittadino è stato sviluppato il progetto «Telecovid», piattaforma per il telemonitoraggio attraverso l’utilizzo di bio-sensori, che vede l’Asst Bergamo Est in partnership con il Dipartimento di Ingegneria gestionale, dell’informazione e della produzione dell’Università di Bergamo, diretto dalla professoressa Caterina Rizzi.
«Questo progetto che vede l’unione delle forze di medici dell’Asst Bergamo Est e di docenti dell’Università, è l’esempio di una collaborazione ben riuscita che permette di investire al meglio il contributo delle tecnologie e delle competenze nella cura dei pazienti. In questi mesi, soprattutto, abbiamo visto come una delle tre missioni fondamentali di ogni ateneo, quella della ricerca, abbia trovato concretizzazione diventando motore propulsore dell’innovazione e della ripresa», conclude Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università di Bergamo.
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