“Compiere gli anni” è da sempre commistione tra un nostalgico sentimento di fine, di “compimento” per l’appunto, unito al desiderio di festa, di rilanciarsi, di esserci nuovamente con un anno in più, che è esperienza per sé e per gli altri. Ci sono poi dei compleanni particolari: i cosiddetti «numeri tondi» sono un traguardo nel quale diventa significativo ripensarsi alla luce della propria storia, di un percorso che è unico e irripetibile.
È il caso del Teatro Prova, compagnia a cui l’intera città di Bergamo è affezionata, che spegne quest’anno la sua quarantesima candelina. Nato nel 1983 dalla volontà dell’attore e regista Umberto Verdoni, è attivo sul territorio con diverse proposte, dalla produzione di spettacoli teatrali distribuiti a livello regionale e nazionale, alla formazione con la «Scuola per Attore» e i corsi teatrali in sede. L’attività artistica della compagnia, che gestisce e organizza le proprie attività presso il Teatro San Giorgio, si è progressivamente inserita nel tessuto cittadino con l’obiettivo di farsi prossima a ogni fascia d’età, rendendo manifesto, sempre di più, l’incredibile potenziale educativo del teatro.
E ora? Quali obiettivi di crescita? Quali soddisfazioni su cui far leva per il futuro? Quale orizzonte possibile dal vascello del nostro presente, intriso di post Covid e iniziative per «Bergamo Brescia 2023»? Per provare a rispondere a queste domande abbiamo incontrato il presidente di Teatro Prova, Andrea Rodegher.
CDM: Andrea, innanzitutto, auguri! Sei diventato direttore di Teatro Prova nel 2009, ma lavori al suo interno da molto più tempo. Quale spirito vi ha portati al compimento di questi (primi) quarant’anni di attività?
AR: Io lavoro per Teatro Prova da circa 25 anni, praticamente per più della metà della sua storia. Dieci anni festeggiavamo il suo trentennale in un momento particolare: da poco c’era stato un complicato cambio di direzione e la compagnia era spinta da una profonda esigenza di ricostruzione umana e artistica; questo sfociò in un trentennale che guardava al futuro e si poneva come starting point per gli anni a venire. Posso affermare che ora, nel 2023, Teatro Prova sta per festeggiare quarant’anni di attività in una condizione diametralmente opposta: stiamo entrando in un nuovo decennio come compagnia solida e unita, in cui le attività e i necessari cambiamenti si affrontano con l’obiettivo di dare continuità e mantenere coerenza.
CDM: Crescere, in età ma non solo, vuol dire prima di tutto prendere consapevolezza di sé e del rapporto con quanto ci circonda. In che cosa è cresciuto Teatro Prova, in modo particolare, per arrivare alla solidità di cui parlavi poco fa?
AR: Se dovessi descrivere con una parola la crescita più importante che abbiamo avuto in questi ultimi anni, direi «Legami». Abbiamo potenziato notevolmente la rete con i nostri tre pilastri fondamentali: il territorio, le altre compagnie e il nostro pubblico. L’obiettivo era, e continua ad essere, quello di presentare una scuola che non smetta di sorprendere; per farlo, non possiamo non ripensare alla nostra identità artistica. Abbiamo allora aderito con sempre maggiore costanza alle iniziative del territorio, offrendo le nostre competenze per alcuni progetti in cui crediamo.
CDM: Ci racconti qualche attività svolta?
AR: Abbiamo incontrato quotidianamente agenzie educative come scuole, comuni e realtà educative e sociali, mettendo costantemente in discussione i possibili modelli da applicare nei diversi contesti. Il lavoro con le altre compagnie teatrali, poi, è stato imprescindibile cooperazione sinergica per raggiungere, attraverso il teatro, un numero sempre maggiore di persone. I bambini e le famiglie sono stati i nostri maggiori spettatori, ma non dobbiamo dimenticare che i nostri corsi, attualmente, vantano circa quattrocento iscritti, da un anno alla terza età. È stata una grandissima soddisfazione, per esempio, essere i primi a Bergamo a portare corsi di teatro e spettacoli per la primissima infanzia (1 – 4 anni). Proponiamo inoltre attività sensoriali per bambini con le loro famiglie. Rispetto a dieci anni fa, Teatro Prova ha assunto un punto di vista più umano, a contatto con i cittadini, pronto a raccontare e a farsi raccontare da un contesto ben definito.
CDM: Unitamente a grande soddisfazione, stanno prendendo corpo alcune riflessioni che vi rimettono in gioco.
AR: Ammetto che la tentazione di dare sfogo a festeggiamenti autocelebrativi che possano fotografare e mostrare la positiva situazione attuale è forte, soprattutto se ripensiamo al carico di difficoltà e sofferenza (umana e lavorativa) degli ultimi due anni. Ci siamo però accorti, senza nessuna predeterminazione, che nel programmare il prossimo anno siamo spinti da una decisa, a volte totale, volontà di metterci in discussione. Avere la possibilità di farlo in un momento di soddisfazione, poi, credo renda questi ragionamenti ancora più urgenti e onesti.
CDM: Avete già individuato qualche piccolo rimpianto, qualcosa su cui lavorare maggiormente, e che sia uno slancio per i prossimi anni?
AR: Ci siamo resi conto, per esempio, che talvolta abbiamo fatto fatica a diversificare le nostre proposte artistiche. Ci siamo concentrati moltissimo sulla primissima infanzia e sulla scuola primaria, con le loro famiglie, talvolta trascurando i ragazzi della scuola secondaria; questo va sicuramente ripensato, anche perché, così facendo, rischiamo di perdere una fetta di pubblico che va stimolato non solo nel momento in cui è allievo. Penso che alcuni nostri corsisti della scuola secondaria non ci abbiano mai visti fare gli attori questo è anche un modo per diventare testimoni di una passione, di un insegnamento, oltre che fortificare il legame di fiducia. Sarebbe bello, invece, invitarli sempre di più, come pubblico, a degli spettacoli pensati ad hoc per loro, promuovendo un’azione che ci auguriamo possa diventare sempre più abituale e naturale.
CDM: Proprio per questo, state tentando di lanciare una serie di percorsi nuovi, che fidelizzino un pubblico diverso…
AR: Esatto. Da questo tentativo è nato, per esempio, «Oblò», una rassegna, uno «spazio sperimentale» che raccoglie gli spettacoli dei nostri corsisti adulti, oltre che due spettacoli di professionisti. In questo modo speriamo di poter offrire innovative opportunità di fruizione, formazione e sperimentazione artistica: vogliamo aprire una nuova finestra, un oblò, per guardare oltre noi stessi e farci strada tra un pubblico nuovo.
CDM: E quale pubblico state trovando, attualmente, dopo le fatiche e le restrizioni degli ultimi due anni?
AR: Sono spettatori che stiamo ancora studiando e definendo, di cui non è facilissimo interpretare i desideri. Sicuramente dopo la pandemia alcune esigenze sono cambiate, ma la volontà di tornare a teatro si è rinnovata. In fondo, poi, è proprio dal rapporto con i nostri spettatori che nascono costantemente domande e riflessioni. Quest’anno Bergamo e Brescia Capitali della Cultura possono diventare un bell’osservatorio.
CDM: È davvero una coincidenza sorprendente che, nell’anno di un vostro grande compleanno, Bergamo sia diventata Capitale della Cultura. In che modo Teatro Prova ne prenderà parte?
AR: È sicuramente una concomitanza che non possiamo lasciarci sfuggire. La congiunzione delle due cose si è subito presentata come opportunità di sviluppare ulteriormente il grande lavoro di rete iniziato negli ultimi anni, evitando ogni protagonismo utilitaristico. Ripensando a iniziative come la rassegna «Liberi tutti» (2020) o come il festival «Fate» (2022), ci siamo trovati più volte a essere fulcro di un lavoro di coordinamento tra le compagnie e le realtà della città e della provincia: è stato un lavoro essenziale e vitale, a cui siamo molto grati, per uno sviluppo organico e condiviso della cultura teatrale (e non solo!). Forti dell’esperienza pregressa, ci siamo quindi proposti, in maniera naturale, come capofila della rete di compagnie di teatro e danza costituente il cartellone per famiglie e giovani di BGBS2023: «Che spettacolo il 2023!».
CDM: E poi?
AR: Stiamo aderendo al progetto comunale «Pioverà Bellezza» nelle scuole secondarie di primo grado della città, insieme ad altre sei compagnie di Bergamo e con l’affiancamento del Teatro dell’Argine di Bologna: oltre 70 classi, di 15 istituti comprensivi, stanno incontrando il teatro come possibilità artistica e di crescita, con l’obiettivo finale di prendere parte, tutti quanti, a un’azione performativa corale. Infine, ammetto che ci piacerebbe molto, durante l’estate, fare anche qualche incursione in alcuni dei principali festival teatrali cittadini: è il nostro quarantesimo compleanno, ma vogliamo festeggiare con gli altri, ripensandoci soprattutto nel nostro rapporto con l’esterno.
CDM: Quali sono, ora, gli obiettivi da qui alla cinquantesima candelina?
AR: Direi che l’obiettivo primario è continuare ad esserci. Oggi, purtroppo, non è scontato: i finanziamenti per il mondo della cultura sono sempre pochi ed è tutto molto complicato. Noi non possiamo dire di essere soli, ma certo dobbiamo puntare sulle nostre forze e, nel frattempo, lavorare a una forte progettualità con le istituzioni. Ora vogliamo presentarci al pubblico come dei debuttanti e, come regalo per i nostri (primi) quarant’anni, vogliamo concederci il lusso di sperimentare e osare. Tutto questo senza cancellare o rinnegare nulla di quello che stiamo facendo ora, ma prendendolo e plasmandolo, modificandolo, giocandoci. Tra dieci anni mi piace immaginare un Teatro Prova con un pubblico ancora più vasto: non perché riesca a riempire le sale, ma perché ha raggiunto diverse sensibilità. Vogliamo esserci per la nostra città e per i suoi spazi, reali e vissuti.