L’Atalanta non è morta
Ma ora nervi saldi

Undici partite senza vittorie sono un assist al catastrofismo. Facile facile. Quando i risultati vanno così la cosa più semplice (e per certi versi ovvia) è dire che va tutto male, che va tutto buttato nello scarico tirando lo sciacquone.

Che sono tutti brocchi e lavativi, che finiremo in B.Ovviamente, non è così. Ancor più ovviamente, l’Atalanta non sta bene. Ma le analisi vanno fatte il più possibile a mente fredda anche quand’è ancora calda - anzi, scottata - da una serie di risultati così. E l’analisi il più possibile fredda dice che l’Atalanta non è una squadra morta. Una squadra morta ieri avrebbe perso la partita già nel primo tempo. Invece, l’Atalanta nel primo tempo ha giocato la partita. E l’ha giocata anche nella prima parte della ripresa, fino al primo gol della Fiorentina. Fin lì, si era vista un’Atalanta in crisi di risultati ma non di gioco, né di gambe, né di testa. Si era vista un’Atalanta positiva, «presente».

Certo, un’Atalanta comunque lontana parente da quella briosa e divertente dell’andata, ma non una squadra senza più stimoli, dunque moribonda se non già spenta. Poi è successo quel che tutti hanno visto. Succede che l’attacco anemico trovi di colpo due gol, ma succede anche che la difesa blindata conceda tre gol alla Fiorentina. Per distrazioni e anche sfortuna (riguardatevi il rimpallo del 2-0). Quindi, si perde una partita che si poteva pareggiare.

Attenzione: non è che viviamo sulle nuvole. I tre gol concessi sono un segnale d’allarme che fa spavento. Così come è assurdo collezionare ammonizioni per proteste. E se è perdonabile che ci caschi Conti che è un ragazzo, non è perdonabile che continui a cascarci Pinilla, che ha giocato anche un Mondiale. Messi in fila i fatti, diventa determinante il modo in cui si reagisce. E questo non è il momento dei colpi di testa, dei processi, delle isterie. Quelli si fanno nei bar, o in quei bar 2.0 che sono i «social». L’Atalanta si tappi le orecchie, calmi i nervi, recuperi le motivazioni. E anche se adesso il Carpi sembra far paura, lo si guardi a mente fredda. È il Carpi, non il Barcellona. Domenica non sarà una gita in campagna, ma nemmeno la traversata a piedi nudi del Taklamakan. Ci vorranno forza, e tanto cuore: le specialità della casa.

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