Sport / Bergamo Città
Venerdì 28 Giugno 2013
Casa Suardi, il calcio si racconta
Maglie e foto in Piazza Vecchia
Quanto vale una maglia da calcio? Di quelle storiche, da collezione, risalenti a una partita che è entrata nella leggenda. Centinaia, migliaia di euro e anche di più, volendo improvvisare una stima. Sono in mostra da lunedì a Casa Suardi, Piazza Vecchia.
Quanto vale una maglia da calcio? Di quelle storiche, da collezione, risalenti a una partita che è entrata nella leggenda o appartenute ad un giocatore che ha fatto la differenza. Centinaia, migliaia di euro e anche di più, volendo improvvisare una stima approssimativa a livello economico, che però non sintetizzerebbe mai abbastanza tutto quello che c'è dietro. Ovvero il sudore, i ricordi, i sogni realizzati o infranti, gli episodi divenuti leggende metropolitane e quelli che nessuno ha mai saputo e mai saprà. Tutto celato dietro alla taglia xl di una normale divisa ormai sgualcita, magari risalente a mezzo secolo fa, così come la memoria delle imprese di chi un giorno l'aveva indossata: un semplice cimelio che schiude uno straordinario mondo fatto di racconti epici, pronti ad essere rivelati subito dopo una veloce occhiata al muro e alla cornice dove oggi è appeso.
Maglie uniche
C'è quella maglia sponsorizzata che una volta la Nazionale svedese utilizzò in barba alle regole (la banca pubblicizzata si accollò il pagamento della multa in cambio di una dose extra di visibilità), c'è quella arancione che il Torino indossò in una sola partita a Cagliari, fatta preparare in fretta e furia dallo sponsor tecnico perché quelle ufficiali erano finite chissà dove, ci sono le Nazionali che non ci sono più (Cecoslovacchia, Ddr, Jugoslavia e Urss) e ci sono persino le versioni verde e rossa della maglia dell'Italia, impiegate in forma sperimentale negli anni '70 dalla Nazionale di Lega, giusto perché qualcuno aveva fatto notare che l'azzurro c'entrava poco con la bandiera. Curiosità e piccolezze che si vanno a intrecciare con gli episodi che, viceversa, hanno fatto la storia, urlandola ai quattro venti, partendo da due maniche e un colletto, come quelli di Del Piero nel giorno del golpe di Dortmund e del gol del 2-0 alla Germania, oppure di Van Der Sar, la volta in cui venne uccellato da Totti, che brevettava il cucchiaio e si trasformava in Pupone.
Rinasce Casa Suardi
Pagine uniche tratte dal grande libro del calcio ed esposte in questi mesi d'estate (da lunedì al 30 ottobre, dalle 10 alle 20, ingresso 4 euro, 3 ridotto) in una cornice d'eccezione, Casa Suardi, per l'occasione rimessa a nuovo in tempi record e passata in pochi anni dal fantasma della vendita alla realtà della rinascita: una nuova vita che parte con la mostra e che, in parallelo, si apre ad orizzonti più ampi, come l'opportunità di ospitare l'ambasciata culturale che promuoverà la candidatura di Bergamo Capitale Europea della Cultura 2019. «In 45 giorni ci siamo messi al lavoro per rendere agibile la location: la mostra al primo piano e gli uffici al secondo. È stata una fatica, ma siamo riusciti a coronare un'idea nata per gioco e poi trasformatasi in progetto concreto soltanto a febbraio», spiega il direttore artistico Beppe Ranica. Pezzi di calcio in piazza Vecchia a Bergamo, ma non solo, perché «Football Space Gallery» non è solo un'esposizione calcistica per malati di almanacchi Panini e memorabilie pallonare, ma qualcosa di più, che spazia dal semplice collezionismo fino al più vasto mondo dell'arte: lo dice il nome stesso che si cela dietro le quinte, ovvero quel Timeless Art Space, sinonimo di un tipo di arte senza vincoli temporali e, in fondo, semantici.
Dietro le quinte
L'idea è nata come uno scherzo, da una chiacchierata al bar tra i sei amici che sono poi andati a comporre l'organigramma: Yvonne Pasinetti, Nico Rampinelli, Marcello e Massimo Menalli, Beppe Ranica e il principale protagonista, Paolo Di Pilato. Il quale, non ce ne vogliano gli altri, è il tassello più importante del mosaico, essendo lui il possessore della maggior parte delle maglie esposte: dettagli per uno come lui che -dall'alto dei circa 2.000 cimeli in suo possesso- è uno dei principali collezionisti d'Italia, ha già partecipato a diverse mostre all'estero (quella di Saint-Etienne, nel '98, si inseriva nell'ambito degli eventi promossi dal comitato organizzatore del Mondiale di Francia) e che ha offerto una valida selezione, abbellita dalle donazioni esterne di vari ex calciatori e, soprattutto, di altri due maniaci della maglia, ovvero l'amico Riccardo Perego e un insospettabile come l'amministratore delegato dell'Atalanta Luca Percassi.
La mostra
Non solo magliette, perché ci sono di mezzo anche fotografia e arte e tanto altro, tra scatti significativi che ripercorrono momenti storici, qualche «ritratto di portiere» del pittore Giovanni Cerri, una scultura di calciatore di Giancarlo Defendi e le frasi celebri dei protagonisti del pallone. E poi tante sale, ognuna con un tema: quella dedicata all'Atalanta in tutte le sue versioni e quella al Torino, quella della Nazionale con la giacca di Casari e i gagliardetti di Domenghini (Italia-Germania 4-3 compreso), fino ad arrivare alle popstar e ai dannati (da Beckham a Gascoigne), passando per chi non c'è più (Pisani, Morosini e Bergamini) e i grandissimi. Da Messi a Cristiano Ronaldo, da Maradona a Platini, da Puskas a Butragueno senza dimenticare Prandelli e Del Bosque, Morfeo e Denis, Drogba e Fedinand, Savoldi e Causio, fino a Courtois dell'Atletico Madrid piuttosto che Stoica dell'Anderlecht. Roba da perderci la testa: ma chi l'ha detto che il valore di una maglia da calcio può essere quantificabile?
Matteo Spini
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