Un fedele, così come chi ha avuto semplicemente avuto l’occasione di assistere a una celebrazione liturgica, avrà avuto modo almeno una volta di ascoltare un suono profondo e penetrante: quello mistico e solenne dell’organo. L’organo è uno degli strumenti più antichi della nostra storia, che ha saputo ispirare generazioni di musicisti e di grandi geni, che hanno scritto fiumi di note proprio per rendere omaggio alle molteplici possibilità di questo strumento, oltre che al Divino.
La nostra terra vanta una storia secolare dal punto di vista organistico: la grande tradizione dei costruttori di questi strumenti (dal ‘500 con gli Antegnati, proseguendo con i Perolini, i Serassi e i Bossi, fino ad oggi con i Piccinelli e i Corna) rappresenta un invidiato esempio a livello nazionale e non solo. Oltre a queste famiglie di artigiani, un posto di rilevo lo hanno ricoperto i nomi che hanno scritto splendide pagine per questi strumenti: uno tra questi è sicuramente Padre Davide da Bergamo (1791 - 1863), religioso, compositore e grande organista, che ha scavato un solco nella storia della musica per tastiera nel corso dell’Ottocento, divenendone simbolo. Vi accompagneremo alla scoperta di questa figura con 5 proposte di ascolto, dall’organo alla musica sacra, passando per quella da banda.
«La vera piva montanara» per organo
L’anima popolare di questa delicata e dolcissima pagina, che ci fa ripensare al tempo del Natale appena trascorso, è un ottimo modo per introdurre la vita di questo artista. Padre Davide da Bergamo, al secolo Felice Moretti, nacque nel piccolo borgo rurale di Zanica, nel 1791, da una modesta famiglia. Scoperta nella chiesa parrocchiale del suo paese, iniziò a studiare seriamente musica a partire dal 1806 a Bergamo – dove la famiglia si era trasferita alcuni anni prima – prima con Davide Bianchi e poi privatamente con Antonio Gonzales, per il pianoforte e l’organo, e Giovanni Simone Mayr, per la teoria musicale e la composizione.
In questo ambiente di formazione, ebbe modo di entrare in contatto con molti compagni di studio che frequentavano le «Lezioni Caritatevoli», tra i quali un giovanissimo Gaetano Donizetti, Antonio Dolci e Giovanni Battista Rubini, con il quale rimarrà a lungo legato da una profonda amicizia. A conclusione degli studi, la passione per l’organo si fece sempre più forte e intensa, tanto che già nel 1808 ricoprì il ruolo di organista nel paese di Torre Boldone e poi, dal 1812 al 1814, a Zanica. L’ambiente ameno e rurale dei borghi frequentati, hanno sicuramento ispirato in Padre Davide una sensibilità attenta e rivolta all’anima popolare degli strumenti, come si può ascoltare nell’ascolto qui proposto.
«Suonata» per banda
Nel 1815 Felice Moretti venne nominato organista della Basilica di Gandino, una delle più importanti dell’intera provincia bergamasca. I tre anni trascorsi in questa località furono tra i più intensi: il giovane organista ebbe infatti modo di farsi conoscere come compositore e grande improvvisatore, riscontrando un notevole successo tra il pubblico, desideroso di ascoltarlo durante le celebrazioni. Il nipote del compositore, Nicola, scrisse alcuni anni dopo a riguardo: «Gandino fu testimone dei suoi progressi che fece negli anni che l’ebbe a suonatore del suo organo, e la ricordanza singolare che tuttora conserva di lui quella popolazione attesta la stima e il concetto che si era meritato».
A Gandino ebbe sicuramente modo di entrare in contatto con le pagine per banda diffuse all’epoca, le quali proponevano trascrizioni di celebri passi d’opera (in particolare Rossini e Cherubini), pagine che il giovane compositore assimilò e fece proprie nelle composizioni per banda, di cui proponiamo l’ascolto successivo. Nel 1818 iniziò però a balenare in lui la forza della vocazione religiosa, portandolo alle dimissioni in quell’anno dal posto di Gandino. Trasferitosi a Piacenza, nel Convento di Santa Maria di Campagna, prese i voti con il nome di Padre Davide.
«Le sanguinose giornate di Marzo», sinfonia per organo
A Piacenza Padre Davide fece ingresso nel luglio del 1818, anno in cui intraprese l’anno di noviziato. L’impegno e il fervore della devozione furono profondi, così come nei confronti della musica intesa come grande lode a Dio. Nel 1819 ricevette l’ordinazione sacerdotale, affiancando l’attività spirituale a quella musicale: fu proprio presso il Convento di Santa Maria di Campagna che il talento dell’organista si fece conoscere in tutto il Nord Italia, giungendo addirittura a Roma. Le sue esibizioni attiravano moltissimi fedeli e la sua bravura fu celebrata e ricordata da tutti.
Oltre all’attività compositiva, che si espresse in opere di rara bellezza, come nella splendida Sinfonia dedicata ai moti rivoluzionari del 1848 di cui proponiamo l’ascolto a seguire, Padre Davide iniziò una fitta corrispondenza con molte famiglie di costruttori d’organi del territorio lombardo e, soprattutto, bergamasco: una delle più importanti fu la famiglia Serassi, la quale inviava spesso al frate diversi progetti di nuovi strumenti per ottenere un giudizio. Grazie alla collaborazione con la famiglia bergamasca, Padre Davide progettò il nuovo organo della Basilica di Santa Maria di Campagna: uno strumento imponente e capace di grandi soluzioni timbriche, perfettamente “cucito su misura” per il grande talento del frate bergamasco.
«Salve Regina» per coro ed organo
Ricordato nel tempo come compositore (quasi esclusivo) per organo, in realtà Padre Davide, in particolare nel periodo piacentino, compose moltissime pagine sacre: nel convento di Santa Maria in Campagna fu, infatti, una figura che oggi potremmo identificare come quella di un Maestro di Cappella, chiamato a comporre i brani per le celebrazioni liturgiche. A questo periodo, infatti, corrispondono molte pagine per coro ed organo, cantante dai frati del convento e, probabilmente, accompagnate all’organo dallo stesso Padre Davide.
Un esempio di questa produzione, ancora troppo poco conosciuta, è il «Salve Regina» che proponiamo: lontano dall’influenza del melodramma, questa opera ci permette di percepire il talento e la perizia compositiva di Padre Davide, una capacità che riflette la sua formazione da cantante, da contrappuntista e, ovviamente, da improvvisatore all’organo.
«Elevazione in re minore» per organo
Fin dalla giovane età, Padre Davide fu cagionevole di salute: con il passare degli anni l’asma, che da sempre lo tormentava, divenne un vero e proprio calvario. Nonostante lo stato di salute non sempre ottimale, il frate bergamasco non rinunciò mai a salire sull’organo della basilica per le funzioni o per le sessioni di studio individuale. Non rinunciò neppure agli inviti, fuori da Piacenza, per inaugurare e collaudare nuovi strumenti in tutto il Nord Italia.
Anche il talento e la febbre compositiva non ebbero freni. Negli ultimi anni, Padre Davide compose infatti numerose pagine profondamente ispirate, volte a rendere omaggio al Divino. La malattia peggiorò drasticamente fino alla morte, avvenuta il 24 luglio 1863. La sua scomparsa lasciò un grande dolore tra i suoi confratelli e anche nel suo pubblico. Ecco un breve epitaffio che fu composto in sua memoria, in ricordo delle sue pive, tanto amate dai fedeli: «Tu ci traesti co’ pastori alla capanna di Betlemme - e tua mercè sentimmo i suoni - che primi giocondarono la culla del Salvatore».
Concludiamo il nostro percorso con una delle pagine più celebri di Padre Davide da Bergamo, l’«Elevazione in re minore», un brano caratterizzato da un forte dualismo e da una grande sapienza espressiva. Grazie a queste caratteristiche, il frate originario di Zanica è ricordato ancora oggi come uno degli esempi del romanticismo musicale italiano.