Il business spesso si nasconde
dietro un’idea geniale e banale

Fare impresa è spesso un fattore solo culturale. Che si può apprendere, conservare e sviluppare fin da dietro i banchi di scuola. Scoprire che un’idea apparentemente banale può diventare il cuore di un business che cresce solo perché semplicemente ha saputo soddisfare il principio base dell’economia, creare un prodotto per soddisfare un bisogno, può essere così disarmante quanto sorprendente.

Fare impresa è spesso un fattore solo culturale. Che si può apprendere, conservare e sviluppare fin da dietro i banchi di scuola. Scoprire che un’idea apparentemente banale può diventare il centro di un business che cresce solo perché semplicemente ha saputo soddisfare il principio base dell’economia, creare un prodotto per soddisfare un bisogno, può essere così disarmante quanto è sorprendente aprire le porte di un nuovo futuro ancora sconosciuto.

È stato così per gli oltre 400 studenti, in media 120 ogni anno, dell’istituto Isis “G. Natta” di Bergamo, insieme a numerose altre scuole di Bergamo, che hanno partecipato all’«Open-day dell’Incubatore d’Impresa» e agli incontri organizzati da Bergamo Sviluppo al Parco Scientifico e Tecnologico di Dalmine. Visitare le sedi, gli uffici, i laboratori di tante startup innovative e verificare che l’idea su cui stavano lavorando era tanto geniale, quanto altrettanto semplice ha risvegliato molti di questi ragazzi. Li ha letteralmente «spiazzati» e – per così dire – riportati alla realtà, tanto da farli esclamare: «Ma allora si può fare».

Scoprire un mondo nuovo

«Sì, la sorpresa nel vedere quelle imprese così piccole ma estremamente innovative è stato come affacciarsi su un mondo nuovo. Per due motivi. Il primo, è stata la scoperta del significato di lavoro autonomo, di che cosa vuol dire essere e fare l’imprenditore. Eppure – spiega Giorgio Cortesi, docente dell’Isis Natta e membro dell’Ufficio direzione dell’istituto – moltissimi di questi studenti sono figli di lavoratori autonomi. Ma nessuno sapeva dare a quel lavoro un valore di indipendenza. Per questo educare all’autoimprenditorialità resta una parte importante del nostro programma di studi. Vogliamo evidenziare che anche il lavoro autonomo è un’opportunità di occupazione, non solo quello dipendente. Lo dico – spiega Cortesi – perché ci siamo accorti che questo concetto non è affatto conosciuto. Il lavoro, nell’immaginario anche giovanile, resta prevalentemente ancora quello subordinato, mentre i tempi dicono che la direzione dell’occupazione porta esattamente da un’altra parte».

Basta una visita all’incubatore

Sviluppare una mentalità e una capacità imprenditoriale resta oggi decisivo. E ancora più significativo è il secondo aspetto emerso: quel carattere di innovazione giudicato a priori come percorso complesso, quasi irraggiungibile.Visitare l’incubatore d’impresa di Bergamo Sviluppo, toccare con mano e vedere che cosa significa innovare è stato altrettanto sorprendente: l’idea geniale quasi sempre è anche molto semplice.

La differenza la fa la capacità, la sensibilità di cogliere l’intuizione e trasformarla in un’attività. «È come il giudizio comune sull’arte contemporanea – ironizza quasi Cortesi -: dopo aver visto un quadro tutti dicono che sarebbero stati capaci anche loro di dipingerla così. Bene, ma la differenza è che qualcun altro lo ha fatto prima di tutti».
La sorpresa più grande è stato poi l’incontro in uno spazio dell’incubatore di un loro ex compagno di scuola nei panni di neoimprenditore. «Hanno capito – spiega Cortesi - che anche la loro competenza, pur molto tecnica e specialistica come la chimica, poteva essere parte di un progetto d’impresa. Ecco, noi educhiamo a tutto questo. A guardare al proprio vissuto personale in modo curioso, a sensibilizzarsi a quello che c’è attorno, a porsi domande. In economia, vuole dire essere e fare l’imprenditore: trovare la soluzione dove si è visto un certo bisogno».

L’azienda speciale della Camera di Commercio di Bergamo ha messo a punto un vero e proprio ponte di iniziative per facilitare l’incontro scuola, lavoro e impresa. «In un mercato in continua evoluzione – spiega Cristiano Arrigoni, direttore di Bergamo Sviluppo – sollecitare una mentalità imprenditoriale fin dai 17-18 anni crediamo sia decisivo per un giovane, a maggior ragione oggi. Aiutare a definire prospettive e opportunità dopo il diploma, con incontri di orientamento e di formazione direttamente sul campo, con imprenditori e visitando le imprese, contribuisce inoltre a raccordare sistemi formativi e mondo del lavoro». E il calendario di appuntamenti che Bergamo Sviluppo mette in campo ogni anno è ricco. Si va dagli interventi di orientamento mirati, incontri direttamente nelle scuole puntando alle classi quarte e quinte, sulle prospettive e le modalità di ricerca del lavoro, agli open day all’incubatore d’impresa di Dalmine: otto incontri, la mattina dalle 8 alle 12, per visitare la struttura, confrontarsi con gli imprenditori presenti, capire come si avvia un’azienda fino a sperimentare la progettazione di un’idea imprenditoriale anche con un adeguato business plan.

Darsi da fare sempre

«Il messaggio che diamo vuole far capire che i tempi sono cambiati. Oggi bisogna darsi da fare, occorre più spirito d’iniziativa. È in questa ottica – spiega Arrigoni – che abbiamo creato più percorsi completi di incontri, che vanno dall’idea all’impresa, per informare i giovani, potenziai futuri imprenditori, che sul territorio ci sono tutti gli strumenti, le infrastrutture, i servizi necessari e anche i supporti finanziari dati dai bandi per provare a misurarsi con il fare impresa una volta terminati gli studi. Responsabilità e rischi vanno previsti e messi in conto – conclude Arrigoni -. Ma la sfida può essere affrontata più serenamente se consapevoli di essere ben informati e di sapersi muovere tenendo conto delle proprie esigenze».

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