Il vescovo: troppi reati commessi da minorenni

Il vescovo: troppi reati commessi da minorenniMonsignor Amadei nella giornata mondiale della pace: «Educhiamo alla giustizia le nuove generazioni»

«Bisogna educare le nuove generazioni agli ideali di verità, giustizia, amore e libertà per preparare un’era migliore per l’umanità. Chiediamoci: sono questi i valori respirati dalle nuove generazioni in famiglia, scuola, parrocchie, oratori, vita politica? Il preoccupante aumento nella società bergamasca dei reati commessi dai minorenni non dipende anche dalla nostra incapacità a proporre in modo credibile questi ideali come tesoro, speranza e impegno che danno senso alla vita?». Un forte invito alla comunità bergamasca a interrogarsi è venuto ieri sera in Cattedrale dal vescovo Roberto Amadei nella concelebrazione eucaristica nella giornata mondiale della pace, sul tema «Un impegno sempre attuale: educare alla pace».

Erano presenti circa settecento persone. «Insieme con il Papa, la Chiesa universale e gli uomini di buona volontà – ha esordito il vescovo – vogliamo pregare perché in tutti sia prioritario l’impegno per costruire la pace, cioè la solidarietà e l’equa distribuzione dei beni tra i popoli, la possibilità per ogni persona di vivere dignitosamente l’esistenza e di offrire il proprio contributo, perché il cammino comune sia più ricco di umanità per tutti. Sia questo l’impegno per noi, per chi governa i popoli, per chi è responsabile delle ingiustizie politiche, sociali ed economiche che rendono disumana l’esistenza di una parte notevole della popolazione mondiale, per le vittime di queste ingiustizie, perché non si lascino ingannare da chi pensa di combattere questa violenza con altre violenze come il terrorismo e la guerra».

«Pregare per la pace – ha proseguito monsignor Amadei – significa guardare e amare tutte le persone come fa il Signore. Significa credere al mistero gioiosamente e terribilmente serio del Natale: Dio è divenuto uno di noi e rimane inchiodato sulla storia per risanare i nostri cuori, per far penetrare il suo amore nelle relazioni familiari, sociali, economiche, politiche, nazionali e internazionali». Il vescovo ha citato il messaggio del Papa per la giornata mondiale. «La pace è doverosa per il cristiano che fonda la vita sull’amore del Signore e si lascia coinvolgere nella storia umana. È doverosa, perché il progresso e la globalizzazione permettono di conoscere povertà e ricchezze di ogni porzione del mondo. La pace è doverosa, perché l’umanità possiede risorse e strumenti capaci di migliorare la vita di tutti e risolvere con mezzi pacifici le tensioni tra i popoli. Per la prima volta nella storia, l’umanità ha la possibilità di autodistruggersi. Per evitare tale tragedia, deve incamminarsi sulla strada della solidarietà, cioè della pace. Educarsi ed educare alla pace richiede la sobrietà di vita che rende possibile l’apertura accogliente di ogni altro, cioè il vicino di casa, il compagno di lavoro, il povero che incontriamo, i popoli geograficamente lontani ma vicini perché membri della famiglia umana. Anche per l’interdipendenza globale, su di loro ricadono le conseguenze delle nostre scelte, violenze, ingiustizie, della nostra insaziabile rincorsa al consumo dei beni». Il vescovo ha richiamato l’urgenza della partecipazione responsabile alla vita sociale. «Non bisogna difendere soltanto interessi personali o di gruppo, ma rendere più vivibile l’esistenza per tutti, perché le istituzioni locali, nazionali e internazionali siano veramente orientate al bene di tutti. Perché nelle decisioni politiche pesino le necessità di tutti e non soltanto gli interessi di chi grida più forte o possiede più mezzi per influenzare tali decisioni. Si partecipa alla vita sociale non limitandosi a gridare o a protestare, ma offrendo proposte capaci di indicare la strada verso il bene comune. Il cristiano, più degli altri, è chiamato a preoccuparsi della politica, che è il modo più alto di servire la società, contestando l’atteggiamento diffuso di chiusura nei propri interessi, sterile lamentela, demonizzazione di chi la pensa diversamente, abitudine alle violenze fisiche, morali, verbali e alle piccole ingiustizie, dicendo che tutti fanno così. Chiediamoci: sono questi i valori respirati dalle nuove generazioni? Sovente facciamo credere loro che l’uomo vale soltanto se possiede molto e può soddisfare desideri e capricci. Non è questa la strada che porta alla pace».

(02/01/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA