Domenico Morstabilini, muratore quarantenne di Valgoglio, sabato mattina 1° noovembre, poco dopo le sette, ha avuto in Valle Sanguigno un incontro ravvicinato con l’orso bruno JJ5. «Ero giunto – racconta – in Valle Sanguigno, nei pressi della malga Fratino di Mezzo, a 1.600 metri di quota quando a una trentina di metri sotto il sentiero che stavo percorrendo, ho visto un grosso animale di colore bruno. Dopo un attimo di incertezza ho capito che era l’orso. Mi sono fermato a osservarlo un poco impaurito, ma contemporaneamente felice di questo avvistamento, per me impensabile. Quindi l’orso si è girato verso di me ed è sceso veloce a valle, scomparendo tra il fitto degli abeti».È ancora emozionato Domenico mentre, al caldo della sua casa a Valgoglio, narra il fatto, affiancato dai figlioletti Moira e Fabio, 8 e 3 anni, e dalla moglie Miriam. Il muratore trascorre il suo tempo libero allevando capre, insieme ai fratelli e ad alcuni parenti. D’inverno le tiene in stalla, mentre dalla primavera le libera sulle montagne che circondano Valgoglio, dove rimangono fino ad autunno inoltrato allo stato brado e dove, di tanto in tanto, sale per controllarle. E così aveva fatto domenica 26 ottobre. Con i fratelli e alcuni amici era salito in Valle Sanguigno verso il lago del Pizzo Salina e da lì, con il binocolo, aveva avvistato sul versante opposto della valle, sul crinale del Monte Campagnano, un gruppo di capre: un gregge di circa 120 capi, appartenenti a più proprietari. «Proprio salendo verso il laghetto – dice ancora Domenico – mi sono imbattuto in tre pecore morte, ma in quel momento non ho proprio pensato all’orso». Lo stesso giorno Domenico Morstabilini e i suoi amici hanno fatto scendere il gregge da Campagnano alla baita Fratino, in attesa di riportarlo a Valgoglio, anche perché in montagna era nevicato. Racconta il muratore: «Intorno alle sei di sabato primo novembre, seguito da mio fratello Giulio, mi sono incamminato verso la malga Fratino di Mezzo per riportare a casa i nostri animali. Verso le sette, nei pressi della malga bassa del Fratino ho notato della strane impronte sulla neve, alta circa 20 centimetri. Anche in quel momento non ho pensato all’orso, ma piuttosto a un escursionista che indossava strane ciaspole. Superata la malga, sul pendio che scende in Val Trappola, ho notato poco lontano una gran macchia rossa sulla neve. Ho pensato d’acchito all’uccisione di un capriolo o di un camoscio da parte di qualche cacciatore o bracconiere. Ma, avvicinatomi alla neve rossa, sono rimasto strabiliato per ciò che mi si è presentato d’innanzi: tutt’intorno vi erano i corpi dilaniati di ben undici pecore e, sulla neve, le impronte viste prima. È stato in quel momento che, poco sotto di me, ho visto l’orso». Tra sabato e domenica le capre sono state riportate a valle e ora si trovano al sicuro nelle stalle.Dice in merito alla vicenda il sindaco di Valgoglio, Augusto Bonardo: «Sembra che siano più di sessanta le pecore di proprietà di diversi nostri cittadini che mancano all’appello. Non escludiamo che buona parte di queste possano essere state uccise dal plantigrado». Proprio per tutelare allevatori e agricoltori che possono subire danni da parte dell’orso, il Parco delle Orobie ha formalizzato un provvedimento per risarcirli, oltre ad aver stabilito, attraverso un’ordinanza, il divieto di avvicinare l’animale, cibarlo e fotografarlo.(06/11/2008)
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