Non ce l'ha fatta Emanuele Perico, il 33 enne che sabato mattina è stato colpito accidentalmente alla testa da un colpo di carabina calibro 22 sparato dal padre durante una battuta di caccia al tasso. Dopo di tre giorni e mezzo di agonia è morto nel Terapia intensiva della Neurochirurgia dell' ospedale Manzoni di Lecco, dove sabato i medici lo avevano operato. La disgrazia a Tassodine, sopra Villa d'Adda dove Emauele insieme al fratello ed al papà avevano deciso di trascorrere la notte a dare caccia (illegalmente) ai tassi. Dopo ore e ore di appostamenti verso le 5,30 il genitore, Pietro Perico di 58 anni, ha visto un cespuglio muoversi a 50 metri di distanza ed ha sparato. Dietro però c'erano i due figli che, forse stanchi di aspettare i tassi, si erano messi a raccogliere ciliege. Un coplo che si è rivelato fatale. Ha centrato in pieno il figlio Emanuele alla testa, alla tempia. Il ragazzo è stramazzato a terra ed il fratello ha iniziato ad urlare disperatamente per fermare il padre ed avvertirlo dell'accaduto. Il padre ovviamente non voleva uccidere, ma l'epilogo della vicenda porta ora il pm Pelosi a cambiare l'accusa da lesioni gravissime ad omicidio colposo. Un drammatico incidente di caccia ma avvenuto fra l'altro a caccia già chiusa, con prede i tassi che dagli anni Settanta sono vietati da cacciare. Anche l'arma utilizzata, la carabina calibro 22 usata per sparare, è vietata per la caccia. L'arma, regolarmente detenuta, è stata sequestrata. Il drammatico epilogo ha gettato nella disperazione la famiglia Perico. Emanuele era operaio al «Mollificio Lombardo», abitava e lavorava a Carvico, dove lascia due bambine e la compagna Pamela.
Non ce l'ha fatta Emanuele Perico, il 33 enne che sabato mattina è stato colpito accidentalmente alla testa da un colpo di carabina calibro 22 sparato dal padre durante una battuta di caccia al tasso. Dopo di tre giorni e mezzo di agonia è morto nel Terapia intensiva della Neurochirurgia dell' ospedale Manzoni di Lecco, dove sabato i medici lo avevano operato. La disgrazia a Tassodine, sopra Villa d'Adda dove Emauele insieme al fratello ed al papà avevano deciso di trascorrere la notte a dare caccia (illegalmente) ai tassi. Dopo ore e ore di appostamenti verso le 5,30 il genitore, Pietro Perico di 58 anni, ha visto un cespuglio muoversi a 50 metri di distanza ed ha sparato. Dietro però c'erano i due figli che, forse stanchi di aspettare i tassi, si erano messi a raccogliere ciliege. Un coplo che si è rivelato fatale. Ha centrato in pieno il figlio Emanuele alla testa, alla tempia. Il ragazzo è stramazzato a terra ed il fratello ha iniziato ad urlare disperatamente per fermare il padre ed avvertirlo dell'accaduto. Il padre ovviamente non voleva uccidere, ma l'epilogo della vicenda porta ora il pm Pelosi a cambiare l'accusa da lesioni gravissime ad omicidio colposo. Un drammatico incidente di caccia ma avvenuto fra l'altro a caccia già chiusa, con prede i tassi che dagli anni Settanta sono vietati da cacciare. Anche l'arma utilizzata, la carabina calibro 22 usata per sparare, è vietata per la caccia. L'arma, regolarmente detenuta, è stata sequestrata. Il drammatico epilogo ha gettato nella disperazione la famiglia Perico. Emanuele era operaio al «Mollificio Lombardo», abitava e lavorava a Carvico, dove lascia due bambine e la compagna Pamela.