Emergono nuovi particolari nell'indagine sulle morti sospette all'ospedale di Piario. Per la prima volta una collega di Anna Rinelli l'infermiera indagata, accetta di parlare del caso che sta scuotendo la Val Seriana. «I dubbi su Anna Rinelli erano noti da mesi ai miei superiori, ma nessuno è intervenuto, ha detto, Anzi, in reparto ho ricevuto pressioni per tacere. Ho rischiato di essere silurata, sono stata derisa». La donna parla, cedendo alle insistenze dei cronisti che aspettano fuori dalla Procura, dove è giorno di interrogatori e dove lei stessa è stata sentita come persona informata sui fatti. Chiede la garanzia dell'anonimato: «La verità sta venendo a galla, finalmente». conclude. Non si riferisce solo alle presunte responsabilità della sua collega Anna, sospettata di aver iniettato Valium ai pazienti del reparto di Medicina allo scopo di trascorrere notti tranquille, provocandone però il decesso. «Se sarà accertato che la colpa di quelle morti è sua, Anna avrà una grave responsabilità di cui rispondere. Ma dovete pensare a lei come il demonio: è una persona fragile, che andava aiutata. Invece nessuno è intervenuto per farlo. Tutti abbiamo un po' sbagliato – ammette – io stessa, perché di segnalazioni formali non ne ho fatte. Ma i dubbi sul comportamento di Anna li avevo sollevati da mesi ai miei superiori, eppure nessuno ha fatto niente, anzi. Abbiamo ricevuto forti pressioni per stare zitte, non in maniera diretta ma con voci di spostamenti che giravano in corsia».
Emergono nuovi particolari nell'indagine sulle morti sospette all'ospedale di Piario. Per la prima volta una collega di Anna Rinelli l'infermiera indagata, accetta di parlare del caso che sta scuotendo la Val Seriana. «I dubbi su Anna Rinelli erano noti da mesi ai miei superiori, ma nessuno è intervenuto, ha detto, Anzi, in reparto ho ricevuto pressioni per tacere. Ho rischiato di essere silurata, sono stata derisa». La donna parla, cedendo alle insistenze dei cronisti che aspettano fuori dalla Procura, dove è giorno di interrogatori e dove lei stessa è stata sentita come persona informata sui fatti. Chiede la garanzia dell'anonimato: «La verità sta venendo a galla, finalmente». conclude. Non si riferisce solo alle presunte responsabilità della sua collega Anna, sospettata di aver iniettato Valium ai pazienti del reparto di Medicina allo scopo di trascorrere notti tranquille, provocandone però il decesso. «Se sarà accertato che la colpa di quelle morti è sua, Anna avrà una grave responsabilità di cui rispondere. Ma dovete pensare a lei come il demonio: è una persona fragile, che andava aiutata. Invece nessuno è intervenuto per farlo. Tutti abbiamo un po' sbagliato – ammette – io stessa, perché di segnalazioni formali non ne ho fatte. Ma i dubbi sul comportamento di Anna li avevo sollevati da mesi ai miei superiori, eppure nessuno ha fatto niente, anzi. Abbiamo ricevuto forti pressioni per stare zitte, non in maniera diretta ma con voci di spostamenti che giravano in corsia».