Il vescovo in Valle di Scalve
per un messaggio sulla carità

La visita di monsignor Francesco Beschi è iniziata alla casa di riposo di Schilpario ed è proseguita con i disabili di Vilminore. All’oratorio di Colere l’incontro sulla popolazione per parlare di territorio e dei valori della comunità

«La carità è come l’aria che respiriamo, è come il sangue che ci scorre nelle vene, è come la sorgente dalla quale beviamo», così il vescovo Francesco Beschi in occasione della visita vicariale in Valle di Scalve. Accompagnato da don Massimo Rizzi, in mattinata il vescovo s’è consultato in riunione con i sacerdoti locali, recandosi poi in visita e a pranzo alla casa di riposo di Schilpario. Nel pomeriggio, con don Vincenzo Valle, parroco di Schilpario e vicario, e di don Francesco Sonzogni, parroco di Vilminore, il vescovo ha trascorso qualche ora con i disabili del Centro diurno di Vilminore.

Il programma della giornata di martedì 5 aprile, in tema con l’anno pastorale «Donne e Uomini capaci di Carità», s’è concluso con l’assemblea delle 19 all’affollato oratorio di Colere. Dopo l’elenco dei bisogni e delle risorse vallive descritte da don Antonio Locatelli, il moderatore Amedeo Giudici ha dato spazio a interventi di associazioni e cittadini. Nella prima parte della serata sono emerse le principali caratteristiche sociologiche della valle, che ne definiscono la situazione attuale e ne delineano le prospettive future. Il calo demografico, l’aumento degli anziani, lo scarso interesse per studio e cultura, sono alcuni dei temi. Dopo il buffet al nuovo ostello parrocchiale «4 matte», alle 21 è stato il vescovo a prendere la parola: «Apprezzo il sobrio stile scalvino e sento che la stessa linfa vitale della fioritura della Sacra Spina alimenta le vostre associazioni di volontariato, fiore all’occhiello della valle».

«L’importanza della carità, in quanto sconfinata virtù che può abbracciare tutti e per tutta la vita, è centrale poiché essa è l’amore divino, un amore del quale, in fondo in fondo, in ogni campo, ognuno necessita – ha detto il vescovo –. C’è bisogno di teste che ragionino nello stesso modo sia in ambito solidale che in ambito lavorativo, non possiamo vivere per scompartimenti a sé stanti; dobbiamo capire che il bene è una qualità morale, interiore, non solo esteriore». Da qui l’invito:«Bisogna creare legami tra le prospettive sociali e quelle pastorali, tra il vecchio e il nuovo, tra l’italiano e lo straniero, per il futuro».

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