Inclusione e lavoro: concluso il test da un milione di coni

In tre mesi tanti ne hanno confezionati i 15 ragazzi con disabilità grazie al progetto tra Ostificio Prealpino, Comune e Solco.

«Insieme si può. Siamo tutti fragili, proprio come i coni, ma straordinariamente buoni». Con questo slogan si è concluso il percorso che ha visto protagoniste diverse realtà virtuose del territorio: Comune di Bergamo, consorzio Solco Città Aperta e Ostificio Prealpino.

In tre mesi di lavoro, grazie a quindici ragazzi tirocinanti, è stato possibile confezionare un importante ordine proveniente dalla Francia: 275 ore di lavoro hanno permesso di riempire quattro autotreni con 120 bancali e 5.992 cartoni di coni. Nei 110mila astucci sono entrati 254mila «flowpack» per un totale di 1 milione e mezzo di coni gelato. La macchina si è messa in moto e il progetto, finalizzato al reinserimento lavorativo, all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione, si è concluso in maniera decisamente positiva per tutti gli attori coinvolti.

«In tre settimane abbiamo messo in piedi questo ambizioso percorso – commentano Arnaldo e Aurora Minetti, alla terza generazione dell’Ostificio Prealpino dopo 85 anni di storia, affiancati dall’amministratore Diego Zanoli -. Abbiamo ricevuto un ordinativo importante dalla Francia e subito ci siamo attivati con l’amministrazione comunale. Possiamo affermare che è stato un successo». Ora l’obiettivo è applicare questo modello virtuoso ad altre realtà imprenditoriali. «Il lavoro portato avanti con l’Ostificio Prealpino dimostra l’importanza del partenariato pubblico-privato, indispensabile per costruire nuove sinergie – fa presente l’assessore alle politiche sociali, Marcella Messina –. Ho ricevuto la telefonata da Aurora Minetti e mi ha fatto estremamente piacere collaborare con un’azienda dalla forte vocazione sociale. Bergamo ha un tessuto imprenditoriale attivo e attento con una comunità capace di facilitare relazioni e processi. In questo caso abbiamo vissuto un percorso veramente originale che può fungere da modello per altre esperienze». I quindici ragazzi con disabilità hanno vissuto tre mesi unici tra colleghi diventati anche amici.

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