Dall’isolamento si esce anche passando da un videogioco

L’iniziativa. Il progetto «Oltre lo schermo» aiuta i giovani a riemergere dal disagio lasciato dalla pandemia. «Creiamo uno spazio di libertà».

Oltre lo schermo, oltre la pandemia, oltre le difficoltà. È questo lo slogan con cui nell’Ambito dell’Alto Sebino ha preso il via un progetto che mira ad aiutare i giovani a ridurre le situazioni di disagio e isolamento sociale che si sono andate a creare in particolare dopo la pandemia. I dati a livello nazionale dicono che il 13% dei giovani tra i 18 e i 24 anni esce dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica, che i neet (giovani che non studiano e non lavorano) sono 2 milioni, che gli hikikomori (giovani che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi) sono 100.000 e che il 14% dei giovani tra i 10 e i 19 anni soffre di disturbi di natura psichica diagnosticati.

È a partire da questi numeri che l’associazione Liberamente ODV di Lovere, insieme all’Associazione Il Club di Palazzolo, all’Associazione Aperta Parentesi e alla Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi ha scelto di dare il via al progetto «Oltre lo schermo» finanziato grazie al contributo di Regione Lombardia. L’esperienza parte dallo strumento della videogame therapy per arrivare a coinvolgere giovani tra i 15 e i 34 anni con problematiche di ritiro sociale, disagio esistenziale, problemi psichiatrici, abbandono scolastico, Neet, soggetti in carico ai Servizi e aiutarli a tornare a partecipare alla vita della società.

«Liberamente è un’organizzazione di volontariato presente sul territorio dell’Alto Sebino da ormai 17 anni – racconta la presidente Maria Bagnis -. Ci occupiamo di salute mentale con un’impronta culturale, da quando dopo un’esperienza di volontariato all’interno di una struttura per la salute mentale ci siamo resi conto di come il bisogno di cultura e bellezza fosse un bisogno primario di ogni persona. E quando non viene soddisfatto genera mancanza di senso».

Sulla scia delle attività portate avanti nel corso degli anni Liberamente ha scelto ora di dedicarsi al bisogno emergente dei giovani che si trovano ad affrontare una situazione di disagio psichico, in particolare con forme di ritiro sociale. Per affrontare questo tema e per aiutare i giovani a riavvicinarsi alla socialità l’associazione ha scelto di utilizzare lo strumento della videogame therapy, una metodologia sperimentale, come leva per poi portare i ragazzi a partecipare ad attività laboratoriali all’aria aperta.

«L’obiettivo è quello di costruire uno spazio e un tempo in cui i ragazzi possano sentirsi liberi e creativi, favorendo l’accesso alla cultura per tutti ma soprattutto per chi ne è stato tenuto lontano. Ci si può chiedere se il gaming sia un fenomeno culturale: noi pensiamo di sì, è la cultura dei giovani e degli adolescenti dietro cui si nascondono straordinarie competenze e risorse».

Conoscere questa forma di cultura può consentire da un lato di individuare meccanismi di difesa dalla sofferenza, ma soprattutto di comprendere un linguaggio che permette di comunicare con chi molto spesso si chiude e non comunica più. L’esperienza della videogame therapy diventa quindi funzionale per agganciare i ragazzi, aiutarli a riconoscere le proprie competenze e potenzialità, lavorare in piccoli gruppi e proporre poi laboratori in natura che consentano loro di sperimentarsi anche «oltre lo schermo» (barca a vela, trekking in montagna, pet terapy, musicoterapia).

«Il progetto ha preso il via lo scorso settembre, ma nelle ultime settimane è entrato nel vivo della sperimentazione. Al momento abbiamo un gruppo di 40 partecipanti e una decina di volontari che seguono le attività e li affiancano – racconta il coordinatore Maurizio Salvetti -. Il percorso che si viene a creare è molto flessibile, perché crediamo sia fondamentale che ognuno lo possa modellare su di sé e sulle proprie esigenze. Riteniamo che sia fondamentale restituire protagonismo a questi ragazzi che non sono stati visti e quindi si sono messi ai margini, arrivando a toccare le corde della soggettività delle persone che incontriamo. Lavorando con loro abbiamo capito che possono esprimere grandi abilità, noi vogliamo aiutarli a capire come utilizzarle nel mondo e nel loro territorio». Per maggiori informazioni visitare il sito oltreloschermo.it.

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