Colonie di rondoni in 208 Comuni della Bergamasca

IL CENSIMENTO. Realizzato dalla Lipu fra il 2019 e il 2022. È la prima ricerca in provincia: la specie è stata trovata in 622 luoghi di nidificazione. «C’è poca conoscenza».

Le zone urbane sono considerate ambienti poveri di biodiversità, poco adatte ad ospitare specie selvatiche. Eppure con un’osservazione attenta si scopre che le città sono un vero e proprio ecosistema di specie che si sono adattate alla vita in contesti artificiali. È quello che ha fatto la sezione bergamasca della Lega italiana protezione uccelli (Lipu), che lo scorso venerdì nella Biblioteca di Boccaleone ha presentato gli esiti di una ricerca durata quattro anni sulla presenza dei rondoni nella città e nella provincia di Bergamo. La presentazione è l’esito di un percorso che ha coinvolto 40 volontari che si sono occupati di mappare la presenza di colonie di rondoni in diversi luoghi della nostra provincia attraverso la compilazione di apposite schede di rilevazione dati, che sono poi stati trattati e rielaborati dall’associazione.

Un lavoro iniziato nel 2019 e portato avanti fino al 2022. «Si tratta del primo studio sulla presenza di queste specie nella nostra città e nella nostra provincia - racconta la delegata Silvana Nembrini -. La ricerca ha preso il via nella primavera 2019, lo stesso anno in cui è nata la sezione bergamasca di Lipu, e per le prime due stagioni riproduttive si è concentrata sulla città. Nei due anni successivi è stata estesa al territorio della provincia».

Un lavoro iniziato nel 2019 e portato avanti fino al 2022. «Si tratta del primo studio sulla presenza di queste specie nella nostra città e nella nostra provincia - racconta la delegata Silvana Nembrini -. La ricerca ha preso il via nella primavera 2019, lo stesso anno in cui è nata la sezione bergamasca di Lipu, e per le prime due stagioni riproduttive si è concentrata sulla città. Nei due anni successivi è stata estesa al territorio della provincia». I rondoni sono uccelli migratori, che vivono nelle nostre zone da maggio a luglio (in alcuni casi fino a settembre) e che sono fedeli al luogo di nidificazione, quindi vi tornano di anno in anno; in provincia di Bergamo sono presenti tre specie di rondoni: il rondone maggiore, il rondone comune e il rondone pallido.

«Sono animali che vivono sempre in volo e hanno bisogno di trovare un luogo dove costruire un nido solo in un periodo specifico. Utilizzano buchi o pertugi nelle parti alte degli edifici. In origine vivevano nelle foreste primarie dove c’erano tronchi ricchi di buchi, ma con la scomparsa delle foreste si sono adattati a utilizzare i buchi presenti nelle strutture costruite dall’uomo». Così oggi godiamo di queste presenze prevalentemente negli edifici storici, religiosi ma anche no, in alcuni dei quali le colonie sono datate tanto quanto l’edificio stesso.

Specie molto diffuse

Il censimento realizzato ci dice che 208 Comuni su 240 contano la presenza di colonie di rondoni, per un totale di 622 luoghi di nidificazione presenti in tutta la provincia di Bergamo. Sono quindi specie molto diffuse sul territorio, il rondone pallido però si trova solo in pochi siti della città e non è presente in provincia; il rondone maggiore, invece, non si trova nella zona montana e pedemontana. «Dobbiamo ricordare che questo è un censimento, quindi una fotografia del momento in cui abbiamo realizzato le osservazioni: questo significa che potrebbero esserci altre colonie che non abbiamo potuto osservare o che a causa di ristrutturazioni sono costrette a spostarsi e trovare un altro luogo».

Le ristrutturazioni per il restauro energetico o quelle più generali per la conservazione degli edifici, infatti, spesso provocano la chiusura dei pertugi utilizzati dagli uccelli. «Uno degli scopi del lavoro che abbiamo realizzato è di fornire informazioni utili sia agli amministratori, che hanno il compito di stilare le regolamentazioni, sia ad architetti e geometri che si trovano ad intervenire sugli edifici».

Una serie di consigli

Grazie a questo percorso di ricerca Lipu ha, infatti, elaborato una serie di consigli che variano a seconda del momento in cui viene realizzato l’intervento di riqualificazione affinché si possa arrecare meno disturbo possibile alla colonia laddove presente. «Nel corso del censimento ci siamo resi conto che c’è poca conoscenza e informazione. Abbiamo trovato ristrutturazioni in corso dove erano presenti colonie ma non c’era consapevolezza. Abbiamo dato consigli che sono stati messi in atto dalle maestranze: i lavori sono proseguiti, ma tutelando la colonia. Sembra una cosa banale, ma è fondamentale tutelare le specie per non impoverire il nostro ambiente».

© RIPRODUZIONE RISERVATA