Il figlio di Fernando: «Papà mi aveva detto che aveva paura. Ed è rimasto dietro»

«Mi aveva detto che avrebbe chiesto di poter restare dietro e di non fare lui la traccia». Il racconto del figlio di Fernando Bergamelli, 55 anni, di Pradalunga, morto mercoledì 19 maggio travolto da una valanga sul Gran Zebrù.

Una scalata che progettava da tempo e la vetta distante poche centinaia di metri. Mancava davvero poco, mercoledì mattina, a Fernando Bergamelli, 55 anni, di Pradalunga, per realizzare quell’idea che si portava dietro da anni, salire sul Gran Zebrù. A pochi passi dalla vetta, invece, quando si trovava a 3600 metri di quota, sopra il Colle della Bottiglia, al confine tra le province di Sondrio e di Bolzano, una valanga si è staccata dal versante e lo travolto assieme a Oscar Cavagnis, 46 anni, di Vertova, trascinando entrambi per oltre 700 metri sulle rocce.

«C’era brutto tempo – racconta il Giacomo Bergamelli, 21 anni, figlio di Fernando –, e in quota c’era parecchia nebbia. Mi è stato detto che la cordata ormai si trovava a circa 200 metri dalla vetta del Gran Zebrù. Solitamente mio padre quando si legava era quello che stava davanti e faceva la traccia. Invece mercoledì non se l’è sentita, è rimasto nei due dietro con Oscar Cavagnis». Con le due vittime, ad affrontare la scalata, c’erano infatti anche Simone Semperboni e Simone Carobbio: entrambi fortunatamente si sono salvati.

«Mi aveva detto che aveva paura questa volta – continua il giovane – e che quindi avrebbe chiesto di poter restare dietro e di non fare lui la traccia. E così han fatto. A un certo punto Simone Semperboni e Simone Carobbio hanno sentito staccarsi una slavina che ha travolto mio padre e Oscar Cavagnis e li ha trascinati giù per qualche centinaio di metri. Simone Carobbio, che è molto amico di mio padre, ha provato subito a chiamare i soccorsi, che però hanno fatto fatica ad arrivare sul posto per le condizioni meteo».

Fernando Bergamelli lascia la moglie Fedra e il figlio Giacomo. Lavorava per i Servizi ausiliari della Provincia di Bergamo, amava lo sport e la montagna. Fuori dal lavoro dedicava il suo tempo al volontariato nella sua frazione di Cornale, dove era conosciuto da tutti e dove ricopriva anche il ruolo di presidente della GSO Cornale, la società sportiva della località. Sempre pronto a dare una mano a chiunque ne avesse bisogno, tanti i lavori che ha realizzato anche in parrocchia a Cornale, ed era, da grande appassionato di montagna, iscritto al Cai di Nembro.

«Eravamo amici da una vita – ricorda Mario Poletti, ex fondista di corsa in montagna – e facevamo spesso gite insieme sulle Orobie, soprattutto durante l’inverno. Nando (così lo chiamavano tutti) era un grande amante della montagna e aveva in testa il desiderio di salire sulla vetta del Gran Zebrù, la più bella cima del gruppo dell’Ortles, ma anche piena di insidie e pericoli, da tanti anni».

Un desiderio che, purtroppo, non si è avverato e gli è stato fatale. «Oltre a essere un grande appassionato di montagna – spiega l’uomo –, era una persona super generosa. La sua caratteristica principale era la capacità di far ridere tutto il gruppo. Era una persona a modo, molto divertente e di compagnia». La salma di Fernando Bergamelli verrà trasportata oggi pomeriggio nella chiesina di Cornale e il funerale si terrà domani pomeriggio alle 15, sempre nella chiesa di Cornale. «Il 24 luglio – conclude Poletti – organizzo sulle Orobie la gara internazionale “International Orobie Skyraid” con oltre mille partenti e Nando si era già offerto di gestire tutto il punto ristoro atleti al Calvi. Perché lui era così, sempre pronto a darti una mano. Nei prossimi giorni valuteremo cosa fare, ma nell’occasione della gara a luglio penso faremo qualcosa in memoria proprio di Nando».

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