Farno, si parla cinese: piace la montagna a portata di tutti

GANDINO. Le praterie, il panorama mozzafiato, i rifugi. I sentieri sono sempre più frequentati e non solo da escursionisti: si incontrano anche bikers e fantini.

Il Monte Farno è ormai diventato una meta turistica classica, tra le più amate della Val Seriana. Il panorama mozzafiato, l’ampiezza del paesaggio, le praterie che si aprono in quota a perdita d’occhio e la sua facile accessibilità l’hanno reso uno dei luoghi più battuti dagli escursionisti . E la sua fama si è spinta ben oltre i confini della Bergamasca. Complici i social, sono sempre più numerosi i turisti stranieri che si spingono dalle parti del Parafulmine. I molteplici percorsi che lo attraversano lo rendono una meta particolarmente versatile, sia per chi cammina, che per i bikers e per chi vuole fare un’escursione a cavallo. D’inverno, per ragioni legate alle correnti, la cima del Farno registra le temperature più rigide di tutte le Orobie, regalando scenari scandinavi a due passi dalla città. D’estate il clima è mite ed è quasi un invito al cammino.

Si parte dall’ex colonia

Il tracciato più frequentato, agevole anche per i meno esperti, è quello che parte dal parcheggio poco sopra l’ex colonia delle suore Orsoline (sui 1.250 metri; è necessario il gratta & sosta, acquistabile nei locali della zona) e arriva al rifugio Parafulmine, che svetta sulla Montagnina. Un percorso di circa otto chilometri tra andata e ritorno, che dapprima conduce in località Prato Porta e poi arriva alla Baita Cornei, che introduce l’ultimo tratto che sale al «parafülmen». E allora, zaino in spalla e si parte.La prima attività che si incontra lungo il cammino è il rifugio Monte Farno («Come da Cati»). «Con gli anni il nostro è diventato un ristorante a tutti gli effetti, per soddisfare le esigenze dei clienti» spiega il titolare Cristian Imberti. «Quest’anno sono stati da noi alcuni inglesi, francesi, tedeschi, anche se in bassa percentuale. Qualche anno fa vennero addirittura dei finlandesi. Il Farno sta acquisendo visibilità anche grazie ai social». La clientela sembra non prediligere più la sola domenica, ma anche il sabato e i giorni infrasettimanali.

Passaparola

Lasciamo il rifugio e ci rimettiamo in cammino: incontriamo subito una coppia di turisti, lei di Salerno, lui nato tra Ragusa e Modica, ma residenti a Milano. «Essendo iscritti al Cai ci è giunta notizia delle meraviglie delle valli Brembana e Seriana. Da quando abbiamo scoperto il Farno veniamo qui spesso». Non solo internet e associazioni, ma anche il tradizionale passaparola funge da mezzo di promozione vincente, come spiegano due ragazze della Bassa, zona di Treviglio: «Per me è la prima volta qui - dice la prima, mentre l’amica conosceva il posto «su consiglio di altri amici». Da Bergamo città a Cernusco sul Naviglio (Milano), non manca la varietà dei punti di partenza degli escursionisti, che verso metà mattina sono sempre più numerosi.

A spasso col cane

Una signora, poco prima della Malga della Guazza, è seduta stremata: «Sono di Seriate, ma non mi piace la montagna, lo faccio solo per lei», spiega indicando la bianca barboncina scodinzolante ai suoi piedi. In effetti, il luogo si presta bene alle passeggiate con gli amici a quattro zampe.

In bici elettrica (e anche non elettrica)

Proseguiamo e raggiungiamo la Baita Cornei, gestita dallo Sci Club Valgandino. Troviamo al bancone Manuela Paganessi: «Questa settimana abbiamo accolto europei dell’Est e asiatici, ormai il Farno è una meta ambita oltre il confine. La nostra attività è aperta da un paio d’anni ed è attrezzata anche con un comodo spogliatoio e un distributore automatico». Il servizio di spogliatoio è molto apprezzato dai ciclisti, che per questi sentieri non mancano mai. Le bici muscolari stanno cedendo il passo alle più «inclusive» e-bike. «Sono partito da casa in sella all’elettrica, mentre mia moglie mi sta raggiungendo con la bici muscolare» afferma un ciclista originario di Gandino, ma residente a Ponte Nossa, da dove ha fatto una «tirata» senza soste fino al Parafulmine in poco più di tre ore.

Parafulmine

Proprio il rifugio Parafulmine (sopra i 1.500 metri) è il giro di boa della nostra escursione. L’acquolina di mezzogiorno chiama tutti a tavola e il punto ristoro, che gode di un panorama mozzafiato, si affolla in poco tempo, anche se già diverse persone erano stese coi teli da mare sui verdi lembi erbosi circostanti a prendere un po’ di sole. «Il tempo ci sta graziando – sottolinea il rifugista Mauro Carrara – e le presenze non mancano, soprattutto dalla Bassa Bergamasca e dal Milanese, ma quest’anno abbiamo visto anche tanti stranieri, in particolare francesi e qualche cinese. Anche le bici aumentano, grazie all’agile percorribilità della strada e alle e-bike».

A cavallo

C’è però chi non monta in sella alle bici, ma ai cavalli: «Con giornate così belle è inevitabile portarli a spasso – dicono i due fantini giunti al rifugio – e anche loro sono contenti perché il tratto si presta bene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA