Addio a Eros, innamorato del lago. Una vita in salita spenta a 21 anni

RIVA DI SOLTO . Morto per un tumore fulminante diagnosticato a inizio luglio, il giovane Capuozzo ha avuto un’esistenza segnata dalla malattia fin dalla nascita. Ma non ha mai smesso di sognare.

Una vita difficile e complicata, che soltanto da poco aveva iniziato a filare leggera come una barca sul lago. Ma con Eros Capuozzo, 21enne di Riva di Solto, il destino non è stato gentile: dopo i problemi neurosensoriali affrontati da bambino solo con il supporto di mamma Luana, un tumore fulminante ha interrotto ogni suo sogno. Proprio quando la Canottieri Sebino di Lovere lo stava aiutando a realizzarsi, forse per la prima volta al di fuori delle mura di casa, la malattia è stata vigliacca e cattiva: il giorno del suo compleanno, il 4 luglio, si è sottoposto ad una biopsia, tre giorni dopo è arrivato l’esito che non dava alcuna speranza. Lunedì mattina nella chiesa di Zorzino sono stati celebrati i funerali, oggi le ceneri torneranno a casa per riposare nel cimitero affacciato sul lago, da dove potrà continuare a guardare quel paesaggio in cui aveva finalmente trovato un po’ di serenità.

Le parole della mamma Luana

«La vita con Eros non è stata benevola – racconta tra le lacrime la mamma Luana Raia – fin dal momento del parto ha avuto gravi problemi di salute, sentiva solo dall’orecchio destro a causa di un grave deficit. Da bambino si muoveva solo restando attaccato alla mia mano, mi sono dedicata a lui cercando di fargli capire che niente è impossibile, anche se i momenti di sconforto e di estrema solitudine non sono mai mancati, anzi…».

La vita di Eros

Cresciuto a Clusone, aveva frequentato le elementari a Fino del Monte e le medie a Rovetta; i tentativi di frequentare le scuole superiori con l’intenzione di diventare cuoco «si sono infranti contro compagni, docenti e adulti che non sono riusciti a cogliere il suo essere puro e fragile, il suo essere bisognoso di cure, di protezione e di attenzioni speciali» ricorda la mamma. Negli anni, consulti medici e visite di specialisti si sono alternati a lunghi periodi di riabilitazione, poi, a fine 2018, con la mamma si trasferisce a Zorzino.

Il canottaggio

Da alcuni mesi frequentava le attività di canottaggio a Lovere, alla mamma aveva confidato che puntava tutto sul voler diventare aiuto allenatore: i ragazzi che hanno remato con lui hanno portato dei fiori al Bogn di Riva di Solto, il punto del lago che gli piaceva di più. «Abbiamo conosciuto Eros – raccontano a Lovere – come una persona di valore raro, una persona unica e diversa, preziosa ai nostri occhi per le sue caratteristiche. In questo anno e mezzo, abbiamo imparato a conoscerlo: aveva bisogno di tempo, cercava affetto, uno spazio dove realizzarsi». Eros non si fidava di tutti, troppe le scottature nella sua breve esistenza, «ma quando trovava persone che considerava amiche, allora si affidava e si buttava totalmente». «Mi sento leggero, libero, sono felice quando esco in barca» diceva ai suoi nuovi amici e alla mamma Luana aveva perfino detto «Il canottaggio è la mia vita».

L’arrivo della malattia

La malattia che da dentro lo stava minando però gli toglieva le forze, Luana capiva che qualcosa non andava; a fine giugno, un improvviso gonfiore all’addome, la visita in pronto soccorso e tutto è precipitato. «Invece che portarlo all’hospice, gli ultimi giorni ho preferito tenerlo a casa con me a Zorzino: rimirava sempre il lago e diceva “guarda che paradiso, è il posto da cui non andrò più via”, era perfino felice e a me sembrava che stessi soltanto vivendo un brutto incubo da cui presto mi sarei risvegliata. Invece adesso Eros non c’è più: lo riporterò al cimitero di Zorzino. Chi vorrà, potrà passare a salutarlo, e a regalargli un sorriso».

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