Si nasce (e si muore) meno che in passato. Ma i problemi restano

LE SFIDE DEL FUTURO. L’Italia è il terzo Paese al mondo per numero di anziani, dopo Principato di Monaco e Giappone.

Longevità e invecchiamento, due fenomeni che contraddistinguono la nostra società e che non si possono considerare sinonimi. Ad inquadrare la questione dal punto demografico, scientifico, sociale ed economico sono stati gli ospiti dell’evento promosso nell’ambito della quarta edizione di Bergamo Next Level, evento di Public Engagement dell’Università degli studi di Bergamo. Ad introdurre l’incontro, svoltosi nell’aula Magna della sede di Sant’Agostino e moderato da Federica Origo, docente di Politica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università degli studi di Bergamo, è stato Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi, ed autore del testo «Domani è oggi», proponendo dati che descrivono i trend demografici in atto e permettono di anticipare le sfide future.

«In passato si stava peggio – ha spiegato Billari -, ma a livello globale la popolazione invecchia e diminuisce il numero di figli. L’Italia è il terzo Paese al mondo per numero di anziani, dopo Principato di Monaco e Giappone; i giovani non raggiungono la laurea e l’immigrazione è considerata un’emergenza, mentre contribuisce a ringiovanire la popolazione. La demografia fornisce i dati per comprendere come affrontare le sfide politiche, economiche e sociali con un approccio scientifico».

Da un lato quindi invecchiamento, dall’altro calo delle nascite, e anziani che diventano sempre più fragili, come ha sottolineato Giuseppe Remuzzi, direttore Istituto Mario Negri: «L’età media aumenta, 81 per gli uomini, 85 per le donne, che vivono però rispettivamente gli ultimi 5 anni e 10 anni con malattie. La sfida per una società longeva è invecchiare bene. Gli studi dimostrano che accade quando ci si mantiene attivi, in forma, si coltivano interessi. Per arrivare alla trasformazione in una società nuova si deve iniziare dalla nascita, promuovendo stili di vita positivi. I sistemi di salute devono cambiare e occuparsi in futuro sempre più dei sani».

Giorgi Gori, sindaco di Bergamo, ha illustrato quali politiche sono attuate per una popolazione che anche a Bergamo è sempre più anziana, attualmente un cittadino su 4 è over 65, fra vent’anni sarà uno su tre. Di questi 30mila anziani, 13.300 sono i cosiddetti «silver age» (65-74 anni), e 11.000 i fragili (75-84 anni), per il resto over 85 non autosufficienti; un anziano su tre, vive una condizione di solitudine. «L’amministrazione è oggettivamente focalizzata sul tema della longevità – ha detto Gori – ed intende promuovere azioni di prevenzione, puntando ad educare le persone ad invecchiare in salute». Tra i progetti attivati in città ci sono «Lisa», che fornisce un servizio di telecare per raggiungere da remoto, grazie alla tecnologie, persone ancora autonome, ma con un potenziale rischio di fragilità e di isolamento sociale. «Argentovivo» utilizza una piattaforma tecnologica via smartphone che segnala ai destinatari iniziative culturali e ricreative di potenziale interesse; ed ancora il progetto «Will» promuove una vita attiva attraverso la riorganizzazione delle reti sociali e di vicinato. Al via è la sperimentazione di un progetto di «residenzialità leggera», attraverso cui gli anziani possono condividere abitazioni, facilitando l’assistenza reciproca. Esiste anche un servizio a pagamento denominato «Bergamo care».

Il progetto ANTHEM

Accanto alle azioni il Comune sostiene progetti di ricerca in collaborazioni con l’Università, «istituzione che – ha spiegato Caterina Rizzi, professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria gestionale – sta investendo da oltre dieci anni sul tema della salute, con molti progetti di ricerca in collaborazione con l’Istituto Mario Negri». Il progetto ANTHEM (AdvaNced Technologies for Human-centrEd Medicine) finanziato dall’Unione Europea nell’ambito Piano nazionale per gli investimenti complementari al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per «Iniziative di ricerca per tecnologie e percorsi innovativi in ambito sanitario e assistenziale» e iniziative come il nuovo corso di dottorato «Health and Longevity». L’Italia del futuro vede 8 milioni di abitanti in meno nel 2050 di cui 6 milioni sono lavoratori, e una prospettiva di vita che sfiorerà i 100 anni con un impatto sul sistema sanitario e pensionistico devastante. La sfida per il futuro dovrebbe contemplare una maggiore possibilità per i giovani di concludere percorsi di studio ora troppo selettivi inserendosi nel mondo del lavoro prima di quanto accada, l’accesso all’occupazione delle donne e la valorizzazione della migrazione, fonte di mitigazione dell’inverno demografico. Una scommessa - per il sindaco Giorgio Gori - da affrontare a livello europeo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA