L’insufficienza venosa la causa dei dolori alle gambe

CHIRURGIA VASCOLARE. Anche chi lavora restando sempre in piedi o fa lunghi viaggi rischia di soffrire del problema. Ne parliamo con il dottor Valerio Moleri, chirurgo vascolare dell’Unità di Chirurgia vascolare del Policlinico San Marco e di Smart Clinic «Le Due Torri».

Gonfiore, formicolii, sensazione di tensione e dolore alle gambe: sono i sintomi dell’Insufficienza Venosa Cronica (IVC), patologia progressiva che colpisce circa il 25% delle donne (ma anche uomini) e che, se trascurata, può portare alla comparsa di varici e vene varicose. L’estate è la stagione più a rischio per chi ne soffre, mentre l’inverno è quella più adatta per giocare d’anticipo individuando il trattamento più indicato a seconda dei casi. Ne parliamo con il dottor Valerio Moleri, chirurgo vascolare dell’Unità di Chirurgia vascolare del Policlinico San Marco e di Smart Clinic «Le Due Torri».

Dottor Moleri perché si manifesta l’insufficienza venosa?

«Innanzitutto bisogna capire come funziona il sistema venoso nelle gambe. Le vene sono i vasi che portano il sangue “sporco” dalla periferia al cuore per essere nuovamente ossigenato. Nelle gambe questo percorso verso l’alto è però ostacolato dalla forza di gravità. Per questo le vene degli arti inferiori sono “dotate” di valvole che, chiudendosi, evitano che, quando si sta in piedi, il sangue refluisca verso il basso. Alcuni fattori possono però comprometterne il funzionamento favorendo il ristagno del sangue in periferia, la formazione di edema (gonfiore) e il sovraccarico delle vene fino alla comparsa di varici».

Quali sono in particolare questi fattori?

«I fattori che incidono maggiormente sull’insorgenza dell’insufficienza venosa sono la familiarità e i fattori ormonali (menopausa, gravidanza etc.). Anche chi lavora restando sempre in piedi o fa lunghi viaggi seduto in automobile o in aereo ha maggiori probabilità di soffrire di questa patologia, perché il permanere a lungo in posizione eretta o seduta comporta l’aumento della pressione venosa, il rallentamento della circolazione sanguigna e una maggiore stagnazione di sangue in periferia. Altri fattori di rischio sono poi la sedentarietà e il sovrappeso».

Se dovesse emergere un’insufficienza venosa, quindi cosa si può fare?

«Dipende dal grado di gravità. A volte può essere sufficiente correggere il proprio stile di vita e rimuovere i fattori di rischio. Mantenere il proprio peso il più vicino a quello ideale, mangiare in modo sano senza eccedere con i grassi ma privilegiando frutta e verdura, fare movimento in modo costante e regolare (meglio se in acqua) quindi è il primo passo non solo per prevenire ma anche per attenuare i sintomi. A seconda del grado di insufficienza, poi, lo specialista suggerirà un’eventuale terapia con farmaci che agiscono alleviando i sintomi (pesantezza e gonfiore). In particolare si sono rivelati efficaci quelli che contengono bioflavonoidi, sostanze che hanno un’azione protettiva nei confronti della parete interna delle vene, e l’eparina a basso peso molecolare che, rendendo il sangue più fluido, aiuta a prevenire la formazione di trombi. Utili, infine, per attenuare la sensazione di pesantezza e contrastare il gonfiore sono i trattamenti linfodrenanti. In caso di teleangectasie (capillari evidenti) e vene varicose di piccole dimensioni possono essere utili le cosiddette scleroterapie. Infine, solo nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia, ambito in cui le tecniche mini-invasive (terapia laser) negli ultimi anni hanno fatto passi da gigante».

Cosa si intende per scleroterapie?

«Tutti quei trattamenti mini-invasivi, consistenti in micro iniezioni, finalizzati a chiudere la vena/il capillare patologica/o. Oggi, grazie alle innovazioni fatte in questo ambito e all’utilizzo di sostanze sempre più efficaci, si possono ottenere risultati soddisfacenti. L’importante è personalizzare il più possibile il trattamento, valutando quello o quelli – anche in combinazione - più indicati per ciascuna vena e ciascuna persona».

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