Calcio nell’organismo, troppo o troppo poco: colpa delle paratiroidi

DISFUNZIONI. Le paratiroidi non sono «famose» come la tiroide ma sono altrettanto importanti perché svolgono la funzione di regolatori del nostro calcio: se ne abbiamo troppo o troppo poco l’organismo va in tilt.

Un problema che approfondiamo con Rosa Miranda Testa, endocrinologa, responsabile dell’Ambulatorio Tiroide di Humanitas Gavazzeni Bergamo.

Dottoressa Testa, innanzitutto, a cosa servono le paratiroidi?

«Le paratiroidi servono a produrre l’ormone paratiroideo (PTH), che presiede alla regolazione di calcio, fosforo e vitamina D all’interno dell’organismo, in maniera molto fine interagendo con reni, ossa e intestino dai quali ottiene riassorbimento o escrezione di queste sostanze in base al nostro fabbisogno. Sono quattro ghiandole e, generalmente, sono vicine alla tiroide. La patologia da eccessivo funzionamento è l’iperparatiroidismo, che si definisce primitivo se il PTH sale troppo, e porta alla degenerazione di una o più ghiandole che diventano adenomatose. L’adenoma è un tumore benigno che produce PTH in maniera anarchica determinando un innalzamento abnorme del calcio nel sangue. Questa condizione può portare all’ osteoporosi; inoltre, un’ipercalcemia grave può causare aritmie cardiache e problemi neurologi e in ultimo il rene, trovandosi a dover espellere molto calcio, può essere intaccato dalla calcolosi».

Come si arriva a una diagnosi di iperparatiroidismo?

«Capire se c’è un eccesso di PTH è semplice, basta dosarlo, ma non è sempre semplice capirne le cause; questo rialzo può infatti dipendere anche da una carenza di calcio e/o vitamina D o da altre patologie. Una volta accertato che ci troviamo di fronte ad un iperparatiroidismo primitivo con i corretti esami del sangue e delle urine, se questo è già avanzato va cercato l’adenoma. La ricerca può essere complessa perché le paratiroidi malate possono misurare anche pochi millimetri e nascondersi dietro i lobi tiroidei, oppure in profondità nel collo fino alla parte superiore del torace. Il primo esame è sempre l’ecografia eseguita da medici esperti e, nei casi più difficili, la scintigrafia delle paratiroidi e le PET con traccianti specifici. Si può arrivare alla diagnosi dopo il riscontro di ipercalcemia o per episodi di calcolosi renale o con gli approfondimenti per un’osteoporosi».

Esiste una prevenzione?

«È possibile solo nell’iperparatiroidismo secondario a carenze, comunque molto dannoso per le ossa; la prevenzione si fa con una corretta alimentazione e integratori di calcio e vitamina D quando necessari. Latte e latticini sono gli alimenti più ricchi di calcio oltre ad altre fonti come frutta secca o alcune acque minerali; per la vitamina D è importante l’esposizione al sole, con le dovute cautele».

C ome si cura invece la forma primitiva?

«Il trattamento è chirurgico se l’ipercalcemia è grave o se sono presenti complicanze quali osteoporosi, comparsa di calcoli renali, ipercalciuria o insufficienza renale. L’intervento di paratiroidectomia è affidato a chirurghi esperti, otorinolaringoiatri dedicati a questa chirurgia. Se invece il paziente non è candidabile all’intervento, il percorso di cura è una terapia con calcio mimetici, farmaci che ingannano la paratiroide imponendole di ridurre la secrezione PTH controllando i livelli di calcemia; questa terapia può salvare la vita al paziente ma non risolve le possibili complicanze a lungo termine».

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