Cuore e coraggio, il Dna da discesisti di Goggia e Scalvini

L’ANALISI. C’è lo slalom e c’è la discesa libera. Più che discipline sciistiche sono filosofie, modi di affrontare la vita. Lo slalom è tecnica, fantasia, improvvisazione. La discesa libera è cuore, coraggio, adrenalina. Capacità di stringere i denti quando un dolore ti consiglia di fermarti e le sollecitazioni sono massime.

La discesa libera, quella con gli sci ai piedi, è la specialità di Sofia Goggia. Che a St. Moritz venerdì ha ribadito di essere la più forte al mondo, e sabato nel superG (che della libera è il fratello minore) ha sfiorato il bis battuta solo dall’eclettica fuoriclasse statunitense Mikaela Shiffrin. Nel frattempo, sempre sabato, il Gewiss Stadium ha applaudito sì l’estro da slalom di Ademola Lookman, ma anche il coraggio da discesa libera di Giorgio Scalvini. Minuto 31 della ripresa: il difensore, come il protagonista di una famosa canzone di Francesco De Gregori, mette il cuore dentro le scarpe e corre più veloce del vento.

Vince un primo tackle durissimo con il milanista Tomori a centrocampo, conquista palla, se la allunga, vince un secondo contrasto con Florenzi al limite dell’area, tira in porta. E a quel punto si getta a terra stremato, dopo aver demandato la soluzione della questione al compagno Lookman e al portiere avversario Maignan. Che vincerà la battaglia (palla sul fondo) ma perderà la guerra, capitolando di fronte alla magia di Muriel. Piccolo particolare: Scalvini finisce a terra, e ci resta per un po’, perché tutto questo l’ha fatto con un mal di schiena che lo perseguita da più di un mese e che fino all’ultimo l’ha tenuto in dubbio anche sabato.

Sofia Goggia ha 31 anni, è un’atleta nel pieno della maturità. È solare, ciarliera, mediatica. Giorgio Scalvini compie vent’anni oggi, è solo all’inizio di un cammino che gli ha già dato grandi soddisfazioni, ma deve ancora riservargli le migliori. È timido e taciturno. Eppure c’è un Dna unico che accomuna questi due campioni così diversi: cuore, coraggio, capacità di soffrire. Un Dna da discesa libera. Anche se poi sabato Sofia ha perso la gara per un paio di sbavature che le sono costate 15 centesimi fatali. Anche se poi sabato Giorgio ha commesso un paio di errori sui gol segnati dal Milan. Ma non è mica da questi particolari, canterebbe ancora De Gregori, che si giudica un giocatore. E nemmeno una sciatrice.

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