Una racconto senza retorica sulle rotte della migrazione

IL LIBRO. Vedere le cose e capirle, attraversarle e farle diventare proprie. Dare forma a inedite relazioni mettendo in discussione regole spesso prive di ogni motivo d’essere.

Il romanzo reportage di Caterina Bonvicini, «Molto molto tanto bene» (Einaudi) diviene così non solo una scoperta di un tempo che ostinatamente lasciamo ai margini dei nostri pensieri oltre che delle nostre strade, ovvero del fenomeno migratorio, ma anche una scoperta di sé che diviene un’occasione personale di rivoluzione. Cosa spinge una persona a salire su una nave Ong? Forse può essere una forma di vacuo entusiasmo, un idealismo ingenuo. Il tentativo di mettere una pezza a un mondo ingiusto e crudele che separa e distingue le vite umane sulla base della fortuna: quella di essere nati in un posto invece che in un altro, trovarsi in pace invece che in guerra, avere di che cibarsi e non avere alcunché, nemmeno per vestirsi e proteggersi. Ma forse più spesso quello che muove una persona a mettersi in gioco è una mancanza profonda, non di rado indicibile perché informe, difficile da dichiarare. Una mancanza di senso che riporta ad una necessità primaria: stare con gli altri, stabilire relazioni dense e reali. Darsi da fare per il prossimo per riconosce sé stessi.

In questo caso chi salva diviene al tempo stesso colui che viene salvato. Ma non si tratta solo di un rapporto tra uomini e donne con origini e destini diversi e che per un momento incrociano le loro strade, si tratta di ridefinire il nome delle cose. Quello del mare, il Mediterraneo di cui poco si conosce per davvero, un mare che ci circonda ma di cui ignoriamo la forza naturale e tutto ciò che vi avviene al largo dalle coste, domicilio naturale di estati vacanziere. E così «Molto molto tanto bene» diviene un vero e proprio viaggio di scoperta, un modo per darsi una misura, riscoprire al di là di ogni regola morale cosa è giusto per davvero e cosa è sbagliato per davvero. Quello di Bonvicini è un reportage narrativo raffinato e godibile, la cui scrittura coinvolge e attrae con una forza romanzesca mai banale e soprattutto mai retorica. Protagonista una bambina di cinque anni, Amy, un sorriso da diva, una certezza di futuro che commuove e sconvolge. «Molto molto tanto bene» è un libro sulle possibilità che possiamo offrire e che possiamo darci in un tempo certamente complesso e ostico, ma anche a disposizione per fare e per agire. Stringere mani come un gesto di pace che diviene tale quando contiene il senso di aiuto reciproco che all’io fa precedere il noi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA