In Carrara l’arte napoletana del ’600

LA MOSTRA. Fino al 1° settembre uno sguardo sulla scuola pittorica partenopea, con dipinti dalla Fondazione De Vito. Protagonista a Bergamo Luca Giordano, tra Santa Maria Maggiore e Pedrengo. Ciclo di conferenze per approfondire.

«Napoli a Bergamo»: la nuova mostra di Accademia Carrara, la prima sotto la direzione di Martina Bagnoli, si è inaugurata ieri, aprendo un capitolo «curioso», effettivamente poco messo a fuoco, della nostra storia artistica.Il percorso espositivo, curato dalla studiosa di origine bergamasca Elena Fumagalli con Nadia Bastogi, è certamente godibile. A presentarlo ieri, insieme alle curatrici, alla direttrice della Carrara e al general manager Gianpietro Bonaldi, anche l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti e il presidente della Fondazione De Vito Giancarlo Lo Schiavo.

Come è strutturata la mostra

La prima metà della mostra propone uno sguardo a volo d’uccello sulla varietà della scuola pittorica partenopea, dal 1620 al 1670 circa, attraverso 22 dipinti provenienti dalla nota Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito: dal caravaggismo di Battistello Caracciolo al tenebrismo di Jusepe de Ribera alla pittura barocca di Mattia Preti, passando per la piacevole sorpresa dell’anonimo Maestro degli annunci ai pastori. La seconda parte della mostra, in 18 opere si propone di entrare nel vivo dei rapporti tra Napoli e il territorio bergamasco.

Tele poco conosciute

Un’intera sala è meritatamente dedicata a quella che ci pare la vera opportunità offerta dalla mostra, ossia quella di osservare da vicino le quattro tele di un giovane Luca Giordano, ancora poco conosciute dal pubblico, provenienti dalla chiesa di Sant’Evasio a Pedrengo. Con l’avvertenza, tuttavia, che non si tratta di un ciclo nato per il nostro territorio, ma di un sagace acquisto messo a segno nel 1738, quando furono messe in vendita sul mercato antiquario bergamasco opere provenienti dall’illustre collezione veneziana dei Contarini.

L’opera in Basilica

In realtà, l’unico, vero capolavoro che unisce Napoli e Bergamo nel segno dell’arte è proprio il dipinto che per le sue dimensioni (cm 450x600) proprio non poteva essere esposto in museo: il «Passaggio del Mar Rosso» commissionato a Luca Giordano nel 1681 dalla Mia, collocato in alto, sulla controfacciata della Basilica di Santa Maria Maggiore. Ma il grandioso telero e i suoi dettagli vengono evocati in mostra attraverso una suggestiva proiezione a volo di drone.

Il maestro napoletano avrebbe dovuto poi completare la decorazione della navata centrale della chiesa, ma dopo un decennio di rinvii partì infine per la Spagna. Fu così che al suo posto giunse a Bergamo un suo allievo, Nicola Malinconico, cui è dedicata la sala finale del percorso, che include anche le prove lasciate dal napoletano a Clusone e a Stezzano. Il suo soggiorno a Bergamo è un episodio significativo, anche se Malinconico non è Giordano, né un pittore che scalda particolarmente il cuore.

La «Napoli a Bergamo» che non poteva essere raccontata in mostra, tuttavia, si sviluppa nel catalogo e nel ciclo di conferenze che la accompagnano, in questo caso decisamente complementari e non «a corredo» del format espositivo.

Novità documentarie

In catalogo sono presentate le novità documentarie su Luca Giordano in terra di Bergamo e apprendiamo la vicenda della prima commissione bergamasca a un pittore napoletano, quella del 1655 a Pietro Mango da parte di Marcantonio Bonduri, titolare di una delle imprese di punta del polo laniero gandinese. È tra le conferenze che troviamo, finalmente, un affondo in quella trama di emigrazione e di rapporti commerciali e finanziari tra Napoli e Bergamo – tramite Venezia - che sono la vera ragion d’essere di una ricaduta anche nell’arte, ed è in questo programma che potremo fare un viaggio affascinante anche dentro la materia e la tavolozza di Giordano, attraverso gli esiti ancora inediti del restauro e delle indagini scientifiche condotti sul capolavoro di Santa Maria Maggiore.

«Napoli a Bergamo», dunque, è una proposta insolita, che vale la pena conoscere, anche se Bergamo non sviluppò mai un vero e proprio gusto collezionistico per la pittura napoletana. Se un legame artistico c’è stato, è passato in primis per le vie della lana e della seta che abili mercanti bergamaschi seppero svolgere in una triangolazione tra il territorio di Bergamo (prima ancora che nella città), Venezia e Napoli. Senza raccontare le loro storie, «Napoli a Bergamo» è un capitolo che si apre ma che non può essere chiuso.

Info di servizio

Giorni e orari 23 aprile – 8 giugno 2024
Lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 9.00 – 19.00
Martedì: 9.00 – 13.00
Sabato, domenica e festivi: 9.30 – 20.00
9 giugno – 1° settembre 2024
Lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì: 10.00 – 19.00
Martedì: 10.00 – 13.00
Sabato, domenica e festivi: 10.00 – 20.00
Aperture serali straordinarie: i secondi e i quarti venerdì del mese fino alle 23.00

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