Addio a Bruno Talpo, primitivista post-industriale

Il lutto. Bergamo perde un artista che ha esposto in ogni parte del mondo.

È mancato alla vigilia di Ferragosto il professor Bruno Talpo, 81 anni, artista di grande prospettiva internazionale. Nato a Bergamo, si era diplomato all’Accademia di Belle arti di Brera, ed è stato docente di Discipline plastiche al Liceo artistico cittadino. Era attivo dal lontano 1962 come pittore, scultore e grafico.

Nel 1967 prese parte alla Rassegna di pittori bergamaschi contemporanei a Palazzo della Ragione. Nel ’68 già esponeva in Francia, a Parigi, a Dubrovnik in Jugoslavia. Nel ’72 vinse il Premio regionale di pittura «Giorgio Oprandi».

Del ’75 la sua partecipazione alla Quadriennale di Roma; nel ’76 Talpo esponeva all’Arengario di Milano (dove vinse il Premio Aligi Sassu). Poi fu presente in mostre collettive a Lubjana, San Francisco, Barcellona, Osaka, Kyoto, Madrid. Significativa la sua partecipazione nel 1981 alla XVI Biennale di San Paolo, in Brasile, e l’anno dopo l’esibizione in Corea, a Seul.

Degli anni ’90 si ricordano le sue presenze in Illinois, le ripetute esposizioni in Belgio e ancora in Brasile. Del ’94 la mostra «Ferita aperta» a Sarajevo, nella Bosnia tormentata dalla guerra, quindi Talpo ha esposto in Svizzera, Polonia, Danimarca, a Cuba.

Sue opere sono presenti in prestigiose collezioni come quella del Museo de Arte contemporanea di San Paolo, Brasile, la Civica Raccolta Bertarelli di Milano, il Post Museum di Stoccolma, Svezia, il Museo nazionale cubano dell’Avana, la Calcografia nazionale di Roma.

Del 1996 è la sua mostra antologica al Teatro Sociale di Bergamo, allora non ancora restaurato, e usato come sede di mostre d’arte e di fotografia. Presentandolo, Pierre Restany sottolineava come «l’avventura di Bruno Talpo è un’avventura primordiale, che fa naturalmente coesistere l’architettura rituale del Cromlech con la monocromia alchemica di Yves Klein. Il percorso amazzonico di Talpo è l’espressine parossistica del rapporto natura-cultura». E parlava, a proposito della sua arte, di un «neo-primitivismo post-industriale». Per Restany Talpo è un «artigiano ostinato del sublime», un artista che ha «passato una vita intera a cercare la poesia nel cuore essenziale della natura delle cose».

© RIPRODUZIONE RISERVATA