L’Atalanta ritrova Colantuono: promozioni, salvezze (pure col -6), addii. Storia di un mister che non ha mai fallito

storia. La storia di Dino Nikpalj

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O ra se dici Kola è rigorosamente con la k davanti, quella di Sead Kolasinac. Ma c’è stato un tempo, recente e comunque bellissimo, dove il diminutivo era appannaggio esclusivo di Colantuono Stefano da Anzio. Senza k ma combattente come pochi. Insieme ad Emiliano Mondonico l’allenatore che più ha lasciato il segno nella storia nerazzurra, prima ovviamente dell’arrivo di Gian Piero Gasperini che ne ha scritta una completamente nuova. Da sei stagioni è a Salerno, quasi paradossale per lui che nella vicina (e odiata dalla tifoseria granata) Avellino ha giocato il maggior numero di partite in serie A. Dove però ha esordito in nerazzurro, ma quello del Pisa: 8 febbraio 1985, 3-1 a San Siro contro l’Inter. Evidentemente quei colori erano nel suo destino. Professione difensore, di quelli sempre pronti a menare, eppure qualche goal lo segna. Uno fa vincere la Mitropa al Pisa in finale contro il Debrecen nel 1985, l’ultimo in serie A è dell’aprile di 3 anni dopo: 1-1 al Partenio contro il Pescara. Tra gli abruzzesi c’è in campo il Gasp ed entrambi vengono ammoniti. Colantuono è stato richiamato in panchina dalla società granata lo scorso marzo, è il quarto allenatore di una stagione disgraziatissima che ha già sancito il ritorno tra i cadetti e visto avvicendarsi in panchina Paulo Sousa, Pippo Inzaghi e Fabio Liverani. Una scelta home made visto che il Cola era già in casa come responsabile del settore giovanile della Salernitana. “Io traghettatore? Lo faceva Caronte, noi non siamo morti. Sono un uomo della società, faccio ciò che devo con la massima professionalità. Sono un soldato” la prima dichiarazione dopo aver accettato l’incarico. Da lì in avanti ha fatto 1 punto in 4 partite, tra l’altro conquistato in rimonta e allo scadere ai danni di quel Sassuolo che probabilmente accompagnerà i granata in B: per il resto solo sconfitte, 3-0 a Bologna, 2-0 in casa con la Fiorentina e il 3-0 a Frosinone che ha sancito la matematica retrocessione. “Sono al quinto anno qui e probabilmente inizierò anche il sesto, mi sento salernitano d’adozione: è il club dove sono stato più dopo Bergamo”.