Caudano e una serata di pensieri tempestosi (sulla scuola) interrotta dalle lacrime di Spinazzola

scheda.

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È esperienza di tutti: ci sono i giorni che non quagliano, che si trascinano in un’insoddisfazione latente, fra inerzia, velleità, inazione. Accade tanto più d’estate, accade tanto più se si sia in ferie e faccia molto caldo. In fondo, quando si lavora, un senso lo si trova, l’attività salva. Ma un venerdì due luglio, per il professor Caudano il lavoro non c’è, o, se c’è, è in forma di molesto ricordo. La maturità si è appena conclusa, e con lei un anno scolastico ancora abnorme. Troppi cento, all’esame. E troppi cento in una classe non eccelsa vogliono solo dire inflazione. Due sole bocciature su quattro classi, ed entrambe per eccesso di assenze, quindi inevitabili. Inflazione di promozioni. Del resto, era passata una circolare con l’invito alla clemenza, “date le condizioni particolari in cui si è operato per gran parte dei giorni dei scuola”… Nelle ore, il buon Elvio incappa più volte nel pensiero di ciò che è stato. Mentre va a fare la spesa, mentre cucina quel poco, mentre legge nel dopopranzo. L’esame, senza gli scritti e con un orale in cui era sconsigliato porre domande, poco più di una farsa, acuita dalle dichiarazioni del ministro che, invece, lo ha spacciato per serissimo, chissà, si è chiesto Caudano, se per ignoranza o per malafede. E l’anno scolastico, esiti finali a parte? E la sua funzione di insegnante di lettere ormai annacquata da mille altre cui deve provvedere, come quella di “tutor PCTO”, in affannosa ricerca dei documenti sulle attività per così dire lavorative dei suoi allievi o come quella di docente di Educazione civica? E la Dad? E tutta l’assurda burocrazia che circonda e soffoca l’insegnamento? Le ore passano così.