Atalanta-Roma è una sfida storica tra gruppi ultrà: amici, poi nemici. La latitanza dello Tzigano e la maxi rissa dell’84

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C he cosa hanno in comune Cappioli, Caniggia, Cristante, Ibanez, Bonacina, Brighi, Tovalieri, Cerci, D’Alessandro e Musiello? E ancora, Mancini, Spinazzola, Berretta, Bombardini e Zukanovic, solo per fare qualche nome? Facile, hanno tutti giocato sia nella Roma che nell’Atalanta. Come Amedeo Amadei, il centravanti del primo scudetto giallorosso del 1942, detto “il fornaretto” che, prima di diventare una leggenda della romanità, nel 1938-39 ha fatto una stagione a Bergamo in serie B. Ma questa che stiamo per raccontarvi è una storia che si gioca fuori dal campo, nei meandri degli ultrà, in pieni anni di piombo quando la morte fa capolino anche allo stadio, da Roma a Bergamo. E purtroppo senza ritorno per qualcuno. A fine anni ’70 la geografia delle curve era decisamente differente dall’attuale. Tempi quasi da pionieri, con realtà abbastanza improvvisate ma cariche di entusiasmo. A Bergamo nella Nord erano sostanzialmente egemoni due gruppi, Commandos e Brigate, nomi che hanno fatto la storia del tifo nerazzurro, affiancati da Ultras, Sbandati ed Eagles. In quegli anni i rapporti più stretti erano con le tifoserie della Juventus, della Sampdoria e… della Roma. Sì, detto ora fa strabuzzare gli occhi, ma a chiudere il cerchio di tempi decisamente strani c’era pure qualcosa di più che un’amicizia tra le stesse tifoserie di Roma e Juventus. Proprio altri tempi. In verità il rapporto non riguarda tutta la tifoseria, ma due gruppi fondamentali: i Cucs, acronimo di Commando Ultra Curva Sud, di Roma e le rampanti Brigate Nerazzurre, nate nel 1976 e destinate ad avere un ruolo centrale nelle dinamiche del tifo bergamasco.