Densità, difesa monumentale, ripartenze: così l’Atalanta ha retto l’urto del Liverpool. Analisi di un trionfo

commento. L’analisi di Gianluca Besana

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S ette giorni dopo l’impresa di Anfield, i nerazzurri sono tornati ad affrontare il Liverpool, questa volta tra le mura miche del Gewiss Stadium. Novanta minuti (al netto dei possibili tempi supplementari) per decidere chi tra Atalanta e Liverpool sarebbe approdata alle semifinali di Europa League. Per Gasperini e i suoi ragazzi, c’era la possibilità di scrivere una pagina storica per i colori nerazzurri, ed al contempo di eguagliare l’Atalanta di Stromberg e compagni, raggiungendo la semifinale di una competizione europea. Per il Liverpool c’era da salvare una stagione, che le sconfitte subite proprio contro l’Atalanta (Europa League) e Crystal Palace (Premier League) negli ultimi sette giorni, avevano improvvisamente complicato. Aldilà della Manica, i pungenti tabloid inglesi avevano cominciato a parlare “della possibile peggior settimana di Klopp”, e i nerazzurri con la sconfitta di misura, e con la qualificazione conquistata, hanno cominciato a renderla tale.

Quella contro il Liverpool era una sfida di prestigio che Gasperini ed i suoi ragazzi si erano guadagnati la possibilità di giocare a suon di prestazioni, e mettendo assieme i numeri di tutto rispetto mostrati dalla grafica qua sopra. Numeri che però non reggevano il confronto con quelli della squadra allenata da Klopp, che rispetto ai nerazzurri si erano dimostrati più aggressivi ed intensi (PPDA 6.43), più prolifici (3.11 gol di media a partita), più dominanti (68% di possesso palla).