Atalanta-Fiorentina, match report di un capolavoro anche tattico: la chiave nei duelli vinti dagli attaccanti

scheda. L’approfondimento di Gianluca Besana

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D opo una battaglia durata oltre cento minuti, a strappare il pass per la finale di Coppa Italia è stata l’Atalanta di Gasperini, o meglio, l’Atalanta pensata da Gasperini e condotta da bordo campo da Gritti. I nerazzurri si sono imposti con un rotondo 4-1, figlio della superiorità numerica con cui hanno giocato gli ultimi 35 minuti di gara. La coppia Gasperini & Gritti ha messo così la firma sull’ennesima impresa dei nerazzurri, che sotto la loro guida hanno così raggiunto la terza finale di Coppa Italia nell’arco di sette stagioni.

Il 15 maggio l’Atalanta sfiderà in finale all’Olimpico la Juventus di Allegri, ma lo dovrà fare rinunciando al giocatore più in forma del momento. Non sarà di fatto della partita Scamacca, che al minuto 80 della sfida contro i viola ha rimediato un giallo rifilatogli da La Penna per un semplice contrasto a metà campo, come ribadito da Gritti nelle interviste post partita. Troppo severo nell’occasione il fischietto romano, che ha in questo caso inflitto un grave danno ai nerazzurri. Sì perché quello che fino a poco tempo in molti insistevano nel definire una “scommessa”, da un paio di mesi a questa parte è diventato un vero e proprio trascinatore. Assimilati, e ora possiamo dire anche digeriti, i principi tattici di Gasperini, l’attaccante romano è diventato un cardine del gioco nerazzurro: accorcia (e con profitto) sulla metà campo; porta palla in conduzione mostrando doti tecniche da “piccoletto” e non da “spilungone”; ha visione di gioco; fornisce assist ai compagni e se tira dai cinque metri davanti all’area di rigore è letale. Avercene di “scommesse” così in squadra.