Dove prende i soldi il calcio? Il caso Bruges, i bond «inclassificabili», i debiti della Juve. E il confronto con l’Atalanta

Articolo.

Lettura 7 min.

C osa ci può essere di più terrificante, dal punto di vista finanziario, per chi possiede una qualsiasi società se non doverne venderne una quota di proprietà in un momento in cui nessuno apprezza il suo business e le prospettive future sono estremamente incerte? Per rendere l’idea un po’ come mettersi a vendere ombrelli per strada durante una giornata di sole. Ma c’è una squadra in Europa, con 130 anni di età sulle spalle, che stava per sfidare tutto questo, lasciarsi alle spalle l’incubo della pandemia e la relativa crisi economica decidendo di quotarsi alla Borsa Euronext di Bruxelles: si tratta del Bruges o meglio Brugge visto che siamo in territorio fiammingo, il secondo club del Belgio per importanza e tradizione dopo l’Anderlecht ma in netta crescita sui rivali storici negli ultimi anni. Attualmente il Brugge (valore rosa transfermarkt 81 milioni di euro) comanda la Jupiter Pro League con un divario di ben 19 punti sull’Anversa, l’obiettivo è quello di conquistare per la quarta volta consecutiva l’accesso ai gironi di Champions ma i verdetti definitivi sono rimandati alla disputa dei playoff in programma tra le prime quattro, considerando che il Belgio qualifica direttamente solo la prima classificata e la seconda partecipa ai preliminari. La società ha chiuso il bilancio 2019/20 con un fatturato pari a 120 milioni di euro ed un utile di 24 milioni, condizione questa indispensabile per poter essere ammessa alla quotazione. Il Bruges appartiene dal 2011 a Bart Verhaeghe, cinquantaseienne imprenditore di successo nel settore immobiliare che in un decennio ha portato il club ad uno dei punti massimi della sua storia (4 scudetti negli ultimi 6 anni). Tutto era pronto per il 29 marzo 2021, giorno della prima quotazione, e vediamo quali erano i dettagli dell’operazione: la vendita di azioni non riguardava l’emissione di nuovi titoli ma la cessione dal socio di maggioranza ad altri investitori di una quota pari a circa il 30% del totale, in particolare un 10% riservato ai piccoli azionisti ed un 20% per i grossi investitori istituzionali. Il numero di azioni oggetto di vendita sarebbe stato 3.246.750 con una forchetta di prezzo tra i 17,50 ed i 22,50 euro che si sarebbe definita in base alle manifestazioni di interesse degli investitori. Se ipotizziamo un prezzo medio a 20 euro il Bruges avrebbe raggiunto una capitalizzazione di borsa pari a 220 milioni di euro, lontanissima da quella del Manchester United pari a 4 miliardi, inferiore a Juventus (1 mld) o Dortmund (600 mln.) ma non troppo distante da quella dell’Ajax (300 mln). Un po’ a sorpresa però il 25 marzo scorso la società ha emesso un comunicato con il quale ufficializzava il rinvio a data da destinarsi dell’Ipo (offerta pubblica iniziale) a causa delle avverse condizioni di mercato.