Vecchie stufe ancora per un anno, poi solo con 3 stelle: ecco cosa cambia

LA NORMATIVA. Impianti a biomassa di qualità inferiore ora accesi in deroga purché unica fonte di riscaldamento.

Ancora un anno, fino al 15 ottobre 2024 e poi tutte le vecchie stufe a legna della nonna (quelle che non hanno una certificazione energetica almeno a tre stelle se vecchie) non potranno essere utilizzate, mentre quelle installate dal 2022 dovranno avere da quattro stelle in su. La normativa è quella di Regione Lombardia che, anche sull’utilizzo delle biomasse (legna e pellet), vuole contrastare l’inquinamento atmosferico. Il clima mite dei giorni scorsi pare ormai un ricordo soprattutto nelle valli, dove il freddo comincia a farsi sentire e quindi si comincia ad accendere stufe a legna e pellet, sempre più diffuse anche nella nostra provincia, a seguito dell’aumento dei costi del gas. La data era fissata al 15 ottobre con l’eccezione di 48 paesi più in quota, dove non vi sono limitazioni proprio per il clima freddo. Se l’anno scorso la data fu spostata di una settimana a causa della crisi energetica, quest’anno alcuni Comuni di «bassa quota» l’hanno fatta slittare più in là proprio per il caldo anomalo delle scorse settimane, con Bergamo che ha fissato il 25 ottobre, mercoledì.

Cosa dice la normativa

Innanzitutto: non vi sono limitazioni (come, invece, in altre regioni italiane) per l’utilizzo di stufe a legna e pellet: si possono accendere sia in montagna sia in pianura. Ma cosa dice la normativa? Come per gli elettrodomestici, anche per le stufe o i camini a legna esiste una certificazione ambientale, quella stabilita dall’Associazione italiana energie agroforestali. Si chiama «Aria pulita», riguarda stufe, camini e caldaie a pellet con potenza inferiore a 35 kW e certifica che emissioni e rendimento siano conformi. I generatori di calore sono così classificati in base a rendimento, emissioni di particolato, ossido di azoto, composti organici e monossido di carbonio.

Le 5 stelle

La classificazione è da una a cinque stelle: maggiore è il numero di stelle, minori sono le emissioni. In base a tale normativa in Lombardia sono autorizzati solo stufe e camini nuovi almeno a quattro stelle. I divieti nascono da una direttiva europea del 2013 che prevede alcune limitazioni d’uso per contrastare l’inquinamento. Direttiva che alcune Regioni italiane hanno applicato in vario modo, con limitazioni all’uso. In Lombardia nessuna limitazione rispetto all’altitudine. Tutti i nuovi impianti installati, però, devono essere almeno a quattro stelle.

Almeno tre stelle

Quelli, invece, già installati (stufe o camini) per poter essere utilizzati devono essere almeno a tre stelle (e la canna fumaria sia certificata). Oppure anche meno, a patto che siano l’unica fonte di riscaldamento. Ma fino al 15 ottobre del prossimo anno, poi anche le vecchie stufe della nonna dovranno essere cambiate. Il numero di stelle è riportato sul Certificato ambientale dell’impianto, ma se questo ha più di 15 anni è probabile che non ne abbia: si potrà comunque utilizzare se l’impianto ha un alto rendimento energetico (almeno il 75% se alimentato a legna, l’85% se alimentato a pellet, come riportato sulla scheda tecnica dell’impianto), se è l’unica fonte di riscaldamento della casa, se si tratta di un impianto storico in edificio tutelato o se si tratta di una stufa ad accumulo (come le stufe in maiolica). Inoltre, se non si dispone di libretto di impianto, occorre regolarizzarlo tramite installatore autorizzato che, se possibile, ne verificherà anche la classe ambientale.

I nuovi a quattro stelle

Se invece si vuole installare un nuovo impianto questo dovrà essere necessariamente con certificazione ambientale a quattro stelle. E se il comune si trova sotto i 300 metri di quota dal 15 ottobre 2024 l’impianto dovrà garantire un valore di emissioni di polveri sottili (Pp) inferiore o uguale a 15 Mg/Nm3 e un carbonio totale minore o uguale a 35mg/nm3. Sempre in Lombardia per le stufe a pellet di potenza termica nominale inferiore a 25 kW è obbligatorio usare combustibile certificato conforme alla classe A1.

E in caso di controllo, è necessario mostrare la relativa documentazione. Sulla normativa la Provincia può effettuare controlli e ispezioni e, in caso di inadempienza, può prima inoltrare una diffida: se non si provvede a effettuare gli interventi necessari per la regolarizzazione entro il termine stabilito è prevista una sanzione.

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