Un polo d’arte contemporanea nel cuore di Città Alta, intesa per il recupero dell’ex chiesa di San Rocco

IL PROGETTO. Il Comune di Bergamo e l’Associazione Volta hanno definito un’intesa che consentirà di riportare al suo splendore l’edificio che si affaccia su piazza Mercato delle Scarpe e via Rocca e di riaprirlo al pubblico grazie all’arte e alla cultura.

La ex Chiesa di San Rocco, da molti anni dismessa e ormai in situazione di degrado, presto tornerà alla città come polo culturale nel segno dell’arte contemporanea: il Comune di Bergamo e l’Associazione Volta hanno infatti definito un’intesa – primo passo verso un partenariato pubblico-privato simile a quello costruito per l’ex monastero del Carmine, sempre in Città Alta – che consentirà non solo di riportare la ex Chiesa al suo splendore, ma anche di riaprirla alla fruizione pubblica grazie all’arte e alla cultura.

Accordo pubblico-privato

Una notizia importante per coloro che conoscono la storia della piccola chiesetta che affaccia su via Rocca e su piazza Mercato delle Scarpe, riaperta per qualche settimana pochi anni or sono nell’ambito dell’iniziativa Contemporary Locus: da molti anni ci si interroga sulla funzione che potrebbe ridare vita a un edificio cuore dell’insediamento più antico del centro storico e la sinergia pubblico-privata completerebbe il mosaico di rifunzionalizzazioni dei comparti storici di Città Alta, come avvenuto per parte dell’ex carcere di Sant’Agata con la Cooperativa Città Alta, per il Carmine con il TTB, per il complesso di Sant’Agostino con l’Università degli Studi di Bergamo (in questo caso non si tratta di un rapporto pubblico-privato, ma pubblico-pubblico).

«Ringrazio Edoardo De Cobelli e l’associazione Volta per la tenacia e determinazione con cui hanno portato avanti questo progetto di valorizzazione di un piccolo gioiello della nostra città Alta qual è la chiesetta di San Rocco - ha dichiarato l’assessore al Patrimonio del Comune di Bergamo Francesco Valesini - Una proposta che abbiamo condiviso proprio per la finalità culturale su cui si fonda e per il felice connubio tra arte contemporanea e patrimonio storico che porterà ad affidare per i prossimi 8 anni l’edificio di proprietà comunale, senza esborsi da parte dell’amministrazione, ad un gruppo di giovani artisti fortemente motivati nella promozione di una iniziativa dal significativo ed indiscutibile interesse pubblico»

«Dalla riqualificazione della ex fontana del 2020 - spiega Edoardo De Cobelli, anima dell’Associazione Volta - eravamo consapevoli della presenza di questo magnifico luogo al piano superiore, un tesoro nascosto e ormai quasi sconosciuto alla stessa comunità di città alta. Abbiamo lavorato molto in questi ultimi due anni per rendere possibile il restauro della ex chiesa di San Rocco e riaprirla come spazio culturale. Grazie al parere positivo del Comune e della Sovrintendenza, siamo ora vicini all’obbiettivo, che contiamo di raggiungere attingendo a risorse pubbliche e private. Non da ultimi, il contributo e il supporto dei cittadini, fondamentali nei prossimi mesi per consentire la realizzazione dell’opera”.

Il progetto

Il recupero dell’ex chiesa di San Rocco è parte di un più ampio progetto culturale che coinvolge la fonovideoteca, la ex fontana e la biblioteca. L’intento è duplice: da una parte, recuperare un immobile lasciato a se stesso da decenni e restituirlo alla città; dall’altra, trasformarlo in polo culturale, a completamento del progetto di riqualificazione iniziato nel 2020 con l’ex fontana trecentesca.

Il polo unirà realtà già pienamente o parzialmente utilizzate, come la biblioteca rionale e la fonovideoteca, ai i locali dismessi dell’ex fontana e della ex chiesetta. Il recupero della chiesa infatti pone le premesse per la riqualificazione dell’intero immobile e il collegamento dei locali all’interno di un progetto comune.

La missione del centro culturale sarà la promozione dell’arte contemporanea nelle sue varie manifestazioni, dalle forme espressive più tradizionali alla performance, fino all’editoria. Lo spazio della chiesa sarà usato per manifestazioni cicliche e temporanee quali mostre ed esposizioni, mentre la fonovideoteca per presentazioni, incontri e giornate di studio. Le mostre includeranno pitture su tela, sculture, installazioni, video e performance.

Come avviene per il Progetto Spazio Volta, alcuni artisti saranno invitati in residenza a Bergamo ad immaginare un progetto di mostra per gli spazi espositivi. Il principio della residenza artistica è un elemento cardine nella formulazione della proposta culturale dell’associazione.

Gli artisti saranno ospitati in residenze esterne al centro culturale, mentre potranno utilizzare i locali, durante le settimane di residenza, come studio e per la produzione dei nuovi lavori che ospiterà.

L’associazione e il team curatoriale proporranno inoltre la possibilità di collaborare con le imprese locali, nell’ottica di un partenariato tecnico con le realtà del territorio a fini culturali.

Nella cornice del Patto della lettura tra l’Associazione Volta e il SBU, infine, la biblioteca Gavazzeni viene coinvolta nella programmazione culturale attraverso l’organizzazione di incontri con artisti e scrittori e l’esposizione di cataloghi e libri d’artista già da maggio 2020. Per poter avviare il progetto culturale, sarà necessaria la sistemazione degli spazi interni della ex Chiesa, soprattutto del soffitto, che attualmente si presenta danneggiato e sul quale è necessario intervenire per poter riaprire gli spazi al pubblico.

La storia

L’ex chiesa di San Rocco fu eretta nel 1513 sopra l’ex fontana secca, la “Fonte Seca”, costituita da un’arcata trecentesca che ancora oggi racchiude il locale che accoglieva la cisterna. L’edificio prese il posto del luogo storicamente destinato al Tribunale dei Mercanti. L’introduzione del culto in un luogo in precedenza destinato a uffici si deve alla volontà, da parte della città, di ringraziare la Madonna per la protezione ricevuta in quegli anni, attraverso un ex-voto a lei dedicato.

Inizialmente divenuta cappella e successivamente oratorio, la chiesa di San Rocco divenne tale solo successivamente, nel 1580, per mano della Confraternita di San Rocco di Bergamo.

Di questa iniziale dedica alla Madonna permane testimonianza all’esterno dell’edificio, all’angolo tra via alla Rocca e Piazza Mercato delle Scarpe. Tra le pietre del muro in arenaria spicca una cornice lignea sormontata da un timpano, che racchiude al suo interno un affresco: una Madonna con Bambino circondata dagli angeli.

Ragionevolmente databile al 1520, l’affresco affianca tuttora l’ex fontana e risulta visibile da ogni parte della piazza. Nel corso del XVI secolo la cappella subì alcune modifiche, di architettura e di statuto. Dopo essere passata per breve tempo alla Vicinia di Sant’Eufemia, nel 1580 fu annessa alla Confraternita di Bergamo e dedicata a San Rocco. La seconda metà del secolo vide numerosi luoghi dedicati al culto di San Rocco, il santo protettore della peste, in quel frangente storico particolarmente diffusa. L’ex chiesa di via alla Rocca fu una delle due dedicate nella città, dopo quella in via Broseta.

Con la Confraternita di San Rocco, la chiesa venne ampliata e ad arredare la parete d’altare venne chiamato, nel 1588, Pietro Ronzelli. La pala d’altare dedicata alla Vergine addolorata e ai Santi Rocco e Sebastiano, ad opera del Ronzelli, è oggi conservata nel deposito del Duomo a seguito di un restauro del 1978.

L’attuale conformazione della chiesa deriva da una successiva modifica del 1630, di cui rimane scarsa documentazione storica. Si sa tuttavia che nel 1697 la chiesa viene soppressa delle sue funzioni, una prima sconsacrazione che durò a lungo.

A riportarla al culto, esattamente un secolo dopo, fu la famiglia Salvioni, nobile famiglia di mecenati originari della valle Imagna, che la riscattò dal demanio nel 1797. La stessa famiglia si occupò del suo restauro e dell’abbellimento, avvenuto in fasi diverse e impreziosito nel 1856-57 dagli affreschi di Giacomo Gritti, oggi non più identificabili.

Dalla fine dell’Ottocento, San Rocco venne nuovamente abbandonata all’incuria e negli anni ‘50 del Novecento definitivamente sconsacrata, per non essere più utilizzata se non in occasioni di temporanea riapertura. Lungo gran parte del secolo scorso e attuale l’ex chiesa è rimasta tuttavia inagibile e in stato di abbandono.

L’edificio, come la fontana sottostante, è oggi di proprietà comunale e si trova in condizione di avanzato degrado. Un ultimo e parziale intervento di restauro risale ai primi anni Ottanta, arenatosi nel 1984 e mai proseguito. Questo intervento ha permesso di consolidare l’immobile da un punto di vista strutturale, che stava mostrando i primi segni di cedimento, pur non consentendone l’accesso al pubblico. Inserito in un complesso di edifici, tra cui anche delle abitazioni, la biblioteca rionale e uno spazio espositivo, la Chiesa presenta oggi, nonostante le attuali condizioni, tutte le premesse per il recupero e la riannessione al tessuto cittadino.

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