Nuovo Pgt, con il taglio delle volumetrie. Addio a 750mila euro all’anno di Imu

BERGAMO. Riducendo le previsioni edificatorie il Comune dovrà rinunciare ai relativi introiti. L’assessore Valesini: «Non è una scelta a costo zero, ma coerente con la nostra visione di città».

L’operazione «green» sul Pgt, con il taglio delle volumetrie concesse agli operatori, avrà una ricaduta negativa sulle casse del Comune di Bergamo. Perché la quota Imu (tassa sugli immobili) che i proprietari delle aree finora hanno versato a Palafrizzoni per i volumi potenzialmente realizzabili si cancellerà, insieme alla capacità edificatoria prevista dal nuovo piano di governo del territorio.

Il taglio sulle aree urbanizzabili trasformate in aree verdi è di 940.932 mq (tutti gli ambiti di trasformazione su suolo libero sono stati eliminati). La voce sul mancato introito Imu è presto fatta dagli uffici tributi: la stima media indicativa parla di 750mila euro in meno all’anno. Questo è il sacrificio che richiede il nuovo Pgt, presentato nei giorni scorsi dalla Giunta Gori, che sarà portato in Aula tra la fine di luglio e i primi di settembre.

Lo aveva accennato alla presentazione del documento l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini: «La scelta di ridurre le volumetrie è una scelta politica forte, che ha interrogato l’amministrazione rispetto ad una coscienza ambientale che è sempre più diffusa. Ma è una scelta non indolore. Il privato oggi riconosce l’Imu al Comune sulle potenziali volumetrie di un’area edificabile. Andando a cancellarle perché non più aree destinate ad accogliere edificabilità ma aree libere, il Comune rinuncia al tributo». Valesini sottolinea la consapevolezza della scelta: «Si vanno a tagliare volumetrie in un momento storico molto diverso dal 2010, quando venne approvato ed eravamo al centro di una delle più grosse crisi finanziarie. Oggi si assiste a una ripresa, il settore immobiliare dimostra una certa vivacità. Non sono scelte a costo zero, ma le riteniamo necessarie per essere coerenti alla visione di città che abbiamo e che vogliamo promuovere per i prossimi anni».

La riduzione del costruito parte dalla riduzione degli ambiti di trasformazione che da 41 passano a 3 (restano l’ex Gres, l’ex Reggiani e Porta Sud). Gli altri ambiti vengono cancellati se previsti su suolo libero, quelli che si sviluppano su un edificato esistente vengono sottoposti a norme più stringenti. Cambia in primis l’indice di edificabilità, stretto tra una forbice dallo 0,3 allo 0,6, in base al grado di «trasformabilità» (in tutto tre, elevato, medio e basso). Ma il massimo si raggiunge «solo se restituisco vantaggi all’amministrazione – illustra Valesini –. Il meccanismo cambia, non è predefinito, ma diventa incrementale in funzione del ritorno pubblico». Tra questi c’è il miglioramento della qualità paesaggistica ambientale, l’efficientamento energetico, opere pubbliche da realizzare nel comparto o all’esterno».

Il «paradigma cambia» insiste l’assessore. E non solo nelle grandi e medie trasformazioni urbanistiche, si pensi alle aree dismesse. Anche nei piccoli edificati, «non ci sarà più la regola geometrica, si realizzerà in base a quanto ci sta in quell’area, in funzione della distanza tra gli edifici, tra le linee di gronda, per non creare differenze con gli edifici vicini – conclude Valesini –. Questo piano vuole correggere una contraddizione della pianificazione precedente, che dall’alto ha fatto piovere indici e volumi fuori scala».

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