Guardia medica, ogni sede sarà pagata. «Primo passo, ma serve ridare qualità»

SANITÀ. Si lavora a un accordo: compensi modulati. Carrara (Fimmg): è un segnale, però occorre una riorganizzazione globale. Ats sugli accessi nei pronto soccorso: «Negli ultimi 15 giorni +2%».

C’è una bozza di accordo che potrebbe aprire la strada a una soluzione («una pezza», precisano i sindacati dei medici) all’emergenza della continuità assistenziale. Una proposta per intercettare i medici necessari a coprire al meglio il servizio di quella che un tempo si chiamava guardia medica, per salvare – come ha garantito nei giorni scorsi il direttore generale di Ats – tutte le 27 sedi e non soltanto le sette che, secondo il piano dei turni di giugno diffuso dalla stessa Ats, sarebbero sopravvissute rispetto alle 20 temporaneamente sospese.

Compenso modulare

Cosa prevede? In parole povere, di pagare i medici in base al loro carico di lavoro. Mentre a oggi chi vicaria anche altre sedi oltre a quella di cui è titolare riceve (oltre alla quota fissa di 23 euro l’ora) un forfait di 150 ore, Ats propone ora di corrispondere, a partire già dal 1° gennaio 2023, un compenso modulare: una quota oraria tanto più alta quanti più colleghi mancano sul proprio turno, da un minimo di 8 euro l’ora in più (se manca un medico su un pool di 4) a 24 euro l’ora in più se il medico al lavoro è uno soltanto rispetto ai 4 previsti. Inoltre, nel caso di vicariamento di una o più sedi del proprio territorio, si propone di pagare dai 30 ai 150 euro sulla base dei medici al lavoro sulla sede vicariante.

L’accordo, che è ora al vaglio dei rappresentanti sindacali di Fimmg, Snami e Smi, è anche retroattivo sul 2022: da aprile a dicembre si propone di corrispondere un gettone incentivante di 100 euro a turno per chi ha vicariato tre o più sedi. «Non sono entusiasta – commenta il segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale, Ivan Carrara –, ma dico che è un segnale, un primo passo. Resta il fatto che il lavoro da fare sia ben altro: serve una riorganizzazione globale, il problema è la qualità del lavoro: così si riportano i medici a lavorare in guardia medica».

Ascolto e flessibilità

Concetto ribadito dal presidente dell’Ordine dei medici Guido Marinoni, che afferma: «Una soluzione vera alla crisi della continuità assistenziale probabilmente non c’è. Ma la soluzione parziale è ascoltare i medici, concedere più flessibilità. E ricordiamoci che in alcune sedi è meglio tenere aperto meno ore, ma rinforzare il servizio negli orari di punta». E chiede chiarezza: «Si metta in chiaro qual è il servizio disponibile – continua Marinoni –, si comunichi in modo trasparente quali sedi funzionano, si dia la certezza che qualcuno risponde al telefono, si garantiscano gli orari di punta. Invece viene promesso di tutto ai medici e ai pazienti, con il risultato che la popolazione se la prende con i medici».

Una situazione su cui anche l’Ordine dei medici di Milano prende posizione: «Tre anni a parlare di territorio e di medicina di prossimità, e il primo vero atto politico della sanità regionale Lombarda è di quasi cancellare il servizio di guardia medica – spiega il presidente Roberto Carlo Rossi –. Si è iniziato con Bergamo, ma è chiaro che si tratta di un segnale più che preoccupante».

E aggiunge: «Non è pensabile far correre i medici e cittadini su e giù per le valli. Inoltre, il territorio deve essere conosciuto da chi vi lavora. Impensabile rispondere da una guardia medica della provincia di Milano a un paziente della Valle Brembana. E poi non c’è scritto da nessuna parte che si possono chiudere tutte queste postazioni. Semmai il rapporto sottodimensionato in rapporto agli abitanti richiederebbe un numero di postazioni più elevato in tutta la Regione. Bastava un breve confronto con gli ordini provinciali, e forse una soluzione più razionale si poteva trovare».

Volume e tipologie di accessi

Intanto Ats Bergamo ieri ha voluto rendere noti i dati raccolti dal Servizio epidemiologico aziendale su volume e tipologie di accessi nei pronto soccorso. Dal 24 maggio al 6 giugno, sostengono da Ats, si sono registrati «15.175 accessi contro i 14.832 del 2022: + 343 accessi, in percentuale +2% corrispondenti a una media di 2,2 accessi al giorno per ogni pronto soccorso, di fatto attribuibili totalmente all’aumento dei codici bianchi». Una distribuzione «sostanzialmente proporzionale alla distribuzione di frequenza degli accessi totali – spiega Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale – con parziale eccezione del Ps dell’ospedale Bolognini di Seriate in cui, comunque, in generale, in tutto l’anno l’indice di affollamento è sempre particolarmente impegnativo»

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