Fiera, smantellati i reparti
«Un orgoglio per Bergamo»

Ormai svuotato il padiglione B che era riservato ai ricoveri, resta l’area del centro vaccinale. Casati: «Tante le trasformazioni»

Lì dentro scorreva la vita. Paura e apprensione, tra quei letti e quelle pareti tirate su mentre fuori la tempesta sferzava tremenda e sconosciuta, hanno gradualmente lasciato il posto a una trasformazione continua, nel segno della speranza. L’ultima mutazione, alla Fiera di Bergamo, è il ritorno alla normalità: il padiglione B, quello dove era allestito l’ospedale da campo creato nelle settimane più intense del dramma, è ormai quasi libero. Pochi giorni e sarà riconsegnato, chiudendo una parabola – umana e tecnica – unica.

«Siamo a buon punto: avevamo programmato di smantellarlo entro la prima settimana di luglio, siamo più avanti rispetto al programma – spiega l’ingegner Alberico Casati, direttore del Dipartimento patrimonio, tecnologie e servizi dell’Asst Papa Giovanni di Bergamo –. Di fatto abbiamo smantellato tutti gli impianti, venerdì sono stati portati via i bancali con le pareti smontate. L’unica cosa che è ancora installata è la tac degli Alpini, per cui hanno previsto di spostarla a breve».

Una decina abbondante gli uomini al lavoro ogni giorno, col coinvolgimento degli stessi artigiani che quasi un anno e mezzo fa diedero un contributo decisivo nell’allestimento, insieme all’Associazione nazionale alpini. «A marzo dell’anno scorso il contributo degli artigiani fu volontario, in questo caso stiamo retribuendo quanto necessario – prosegue Casati – . Siamo in dirittura d’arrivo: una volta liberato il padiglione, faremo un sopralluogo con i tecnici della Fiera per valutare gli eventuali interventi di ripristino, con sistemazioni da realizzare entro fine luglio». Il padiglione A, adibito a hub vaccinale, intanto non si tocca: «Rimane ancora centro vaccinale: l’accordo stipulato dà disponibilità all’utilizzo come centro vaccinale sino al 31 luglio, e la programmazione sulle somministrazioni ha un orizzonte che arriva a quella data – aggiunge l’ingegnere –. Dopodiché impiegheremo il mese di agosto per lo smontaggio, tra l’altro più semplice rispetto al padiglione B». Ecco: smontare significa anche pensare al futuro. «Non è uno smontaggio per buttare ciò che non serve più – puntualizza Casati –. C’è molta accortezza per poter reimpiegare quel che si può: le tubazioni dei gas medicali, per esempio, sono state sezionate e tappate in modo che gli Alpini possano riutilizzarle in altre situazioni».

Oltre un anno dopo, intrecciata attorno alla pelle e all’anima c’è la sensazione di essere stati parte di un’esperienza profonda.

«Credo che Bergamo debba essere orgogliosa di aver messo a disposizione quest’immobile per affrontare l’emergenza. La nostra azienda (al Papa Giovanni fa capo il presidio medico avanzato, ndr) ha fatto di tutto per utilizzare al meglio la struttura: e in quest’anno abbondante le trasformazioni sono state davvero molte, perché siamo partiti dal presidio medico avanzato e già a maggio 2020 abbiamo riorganizzato gli spazi per il follow up dei pazienti Covid, poi le vaccinazioni pediatriche che non erano state eseguite a causa della prima ondata, quindi i tamponi, l’ospedale da campo per la seconda ondata, le vaccinazioni anti-Covid», sottolinea l’ingegnere.

È stato un costante gioco di squadra, professionale e umano: «Si è creato davvero un rapporto umano unico, di aiuto reciproco. Ciascuno contribuiva a portare la propria esperienza nell’emergenza. Con gli Alpini s’è creato un legame importante, lavorando fianco a fianco sia nel supporto logistico sia nel lavoro quotidiano». Un «cantiere della vita», nella metafora di Confartigianato Bergamo. Proprio giovedì 1 luglio, l’associazione guidata da Giacinto Giambellini celebrerà negli spazi di via Lunga l’impegno per il «miracolo» dell’ospedale da campo

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