Donne fragili, già 465 le richieste di aiuto. Le cause: «Paghe basse e affitti alle stelle»

L’ALLARME. Nei primi 4 mesi di quest’anno aumentati gli accessi femminili agli sportelli dei Servizi sociali del Comune di Bergamo. Italiane nel 65% dei casi.

Sono 465 gli accessi femminili agli sportelli dei Servizi sociali del Comune di Bergamo dal 1° gennaio al 3 maggio 2024. Circa quattro donne al giorno che, specialmente negli sportelli decentrati dei Servizi nei quartieri cittadini (circa le metà degli accessi totali), si rivolgono agli assistenti sociali di riferimento per ricevere assistenza. I due terzi degli accessi afferiscono a bisogni di tipo economico e abitativo, mentre la restante parte è per problematiche assistenziali. Circa il 65% delle donne è italiana, il 35% è d’origine straniera. «Rispetto allo scorso anno, l’analisi dello stesso periodo mensile dimostra una crescita negli accessi», fanno sapere dagli uffici. Nel corso del 2023 il totale degli accessi è stato 945, quindi nei primi quattro mesi di quest’anno si è già quasi raggiunta la metà delle richieste di aiuto di tutto il 2023.

«Donne che non ce la fanno»

«Più donne chiedono aiuto: questo significa che verifichiamo in maniera concreta gli esiti di quanto il carico di cura ricada su di loro, schiacciate dagli equilibri familiari, dal lavoro, dai compiti di caregiver, la gestione della casa e la cura degli anziani», commenta Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo. «Siamo spesso di fronte a quello che si chiama “working poor” vale a dire lavori poveri con reddito basso che non consentono di far fronte ai costi della vita che, come dicono anche gli ultimi dati Istat, è sempre più aumentato. Il lavoro c’è, ma non è sufficiente. Un reddito solo non basta per mantenere una famiglia. Per questo vediamo l’ aumento di donne sole o con situazioni familiari precarie che si rivolgono agli sportelli perché hanno bisogno di aiuto a livello economico e anche abitativo, perché spesso il loro reddito non si concilia con gli affitti sempre più alti o con le rate dei mutui lievitate», fa presente Messina.

«Siamo spesso di fronte a quello che si chiama “working poor” vale a dire lavori poveri con reddito basso che non consentono di far fronte ai costi della vita che, come dicono anche gli ultimi dati Istat, è sempre più aumentato. Il lavoro c’è, ma non è sufficiente», spiega l’assessore ai Servizi sociali Marcella Messina.

Nel venire incontro alle esigenze di chi ha bisogno, il ruolo dell’amministrazione è fondamentale. «Il nostro compito come amministrazione – continua l’assessore – è lavorare in rete con tutte le associazioni, le cooperative e le Fondazioni presenti nei quartieri per garantire la piena inclusione. I servizi ci sono e vanno utilizzati al meglio grazie alla rete che si è capaci di costruire. Bisogna anche essere in grado di cogliere le diversità di aiuto che uomini e donne richiedono. Anche in questo notiamo una differenza di genere: a quella che chiamiamo mensa dei poveri, ad esempio, la platea degli utilizzatori è molto più di tipo maschile. Agli sportelli, invece, bussano maggiormente le donne, questo perché sono più inclini a chiedere aiuto alla comunità in cui il proprio contesto familiare è inserito. Ed è qui che dobbiamo intervenire» conclude l’ assessore.

Il disagio abitativo

Centrale nella rete d’accoglienza per donne in condizioni di fragilità e di bisogno è il progetto di Housing femminile del Comune nato per promuovere l’inclusione sociale di donne sole o con minori con disagio di tipo abitativo, economico e sociale. Capofila è la cooperativa Ruah, in rete con l’associazione Pugno Aperto e la Fondazione Casa Amica. Insieme gestiscono da due anni le tre strutture del Sistema Abitativo Femminile a Bergamo «Safe» destinate a donne soli o con minori: Condominio Solidale Mater (in via della Clementina, per un totale di 33 posti), Casa del Borgo (in Borgo Santa Caterina con due monolocali e un trilocale) e Casa a Colori (in via Longuelo con 9 posti). «Dal 2010 come Ruah gestivamo il Condominio Mater. Da due anni abbiamo creato la rete con le associazioni del territorio che già gestivano le altre case d’accoglienza presenti sul territorio – spiega Chiara Donadoni, direttrice della cooperativa Ruah e del progetto di Housing –. L’obiettivo era raccordare tutte le strutture di housing per essere più capillari nell’accoglienza. Siamo ora alla conclusione di questi anni e abbiamo partecipato al bando per la nuova aggiudicazione».

«Nel 2023 la rete dei servizi abitativi ha accolto 53 donne e 47 minori, con 21 nuovi ingressi rispetto all’anno precedente. Abbiamo riscontrato la necessità di accogliere anche nuclei familiari, quindi con anche uomini: per questo la nuova struttura in Borgo Palazzo diventa necessaria».

La volontà è quella di ampliare maggiormente la rete per allargare il lavoro socio-educativo volto ad accompagnare, in stretto raccordo con il Servizio sociale del Comune, la transizione tra lo stato di disagio e una ricollocazione sociale delle donne accolte. Il «Safe» nei prossimi mesi si amplierà con una nuova struttura: Capacityes, in via Borgo Palazzo, per ospitare nuclei familiari. Passando, quindi, da tre a quattro case di accoglienza all’interno del Comune di Bergamo. «Nel 2023 la rete dei servizi abitativi ha accolto 53 donne e 47 minori, con 21 nuovi ingressi rispetto all’anno precedente. Abbiamo riscontrato la necessità di accogliere anche nuclei familiari, quindi con anche uomini: per questo la nuova struttura in Borgo Palazzo diventa necessaria. In questi ultimi due anni accogliamo casi sempre più gravi, con fragilità molto spiccate, non solo di tipo sociale ed economico, ma psicologico. Sono aumentate anche situazioni di tutela dei minori e in cui ci viene chiesta un’osservazione genitoriale. Questo comporta che i tempi di accoglienza, che prima erano di sei mesi o un anno, si allungano», rileva Donadoni.

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