Omicidio di Seriate, Antonio Tizzani assolto anche in Appello

Brescia. Confermata dalla Corte d’Appello la sentenza di primo grado per il delitto della moglie Gianna del Gaudio avvenuto nel 2016. Il pg aveva chiesto l’ergastolo.

La Corte d’Appello di Brescia ha assolto Antonio Tizzani nel processo di secondo grado per l’omicidio della moglie Gianna del Gaudio, 63 anni, avvenuto nella loro villetta di Seriate nella notte tra il 26 e il 27 agosto 2016. La sentenza è stata pronunciata nel tardo pomeriggio di venerdì 7 ottobre dopo oltre cinque ore di camera di consiglio. L’ex ferroviere, che si è sempre dichiarato innocente accusando un «uomo incappucciato» che sarebbe entrato nella loro casa, era stato assolto con formula piena anche in primo grado nel processo celebrato davanti alla Corte d’Assise di Bergamo. «Siamo contenti – ha dichiarato uscendo dal Tribunale l’avvocata Giovanna Agnelli, che difende Antonio Tizzani – è stata confermata la sentenza di primo grado, adesso aspettiamo le motivazioni». «Ho sempre avuto fiducia – le prime parole di Tizzani – io sono sempre quello, anche se dovessero continuare all’infinito».

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Le richieste dell’accusa

Il sostituto Procuratore generale di Brescia, Francesco Rombaldoni, aveva chiesto l’ergastolo. Il sostituto Pg, a proposito del Dna di Tizzani, repertato sul cutter usato per l’omicidio, riteneva l’ipotesi della contaminazione avvenuta nel laboratorio del Ris «sposata dalla Corte d’Assise di Bergamo (che aveva assolto gli imputati, ndr), altamente improbabile». Sui vicini che hanno raccontato di urla sentite quella notte, Rombaldoni ha sostenuto che ci sono gli elementi per sostenere che siano quelle di una lite fra Tizzani e la moglie e non le grida di disperazione dell’imputato dopo che aveva trovato il corpo della consorte. Il Pg, dopo una requisitoria durata un’ora e mezza, ha invece chiesto alla Corte presieduta da Giulio Deantoni, l’assoluzione dalle accuse di maltrattamenti.

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L’accusa ha sostenuto che il modus operandi dell’assassino non è quello di un ladro scoperto. Il sostituto pg ha sostenuto che i legami con l’omicidio di Daniela Roveri, avvenuto 4 mesi dopo a Colognola, sono labili e che sono suggestivi: l’aplotipo Y in comune significa solo che i due assassini hanno un ascendente maschile in comune. Per il sostituto Pg inoltre Tizzani ha da subito indicato l’omicidio come «l’incappucciato», la stessa figura che la nuora mesi prima aveva indicato per le presunte (e poi rivelatesi inventate) molestie citofoniche ricevute di notte.

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Le richieste della difesa

Giovanna Agnelli, difensore dell’ex ferroviere (non presente in Aula), ha invece chiesto la conferma della sentenza di primo grado e cioè l’assoluzione per entrambi i reati. «Non c’è prova che ci sia stata una lite fra coniugi» ha invece ribadito la Difesa. La legale ha sostenuto che i vicini hanno sentito sì le urla, ma erano quelle di Tizzani disperato dopo la scoperta del cadavere. L’avvocato ha descritto un Tizzani «genuino e semplice», incapace di recitare la parte di attore davanti agli inquirenti. Inoltre sulla collana di Gianna del Gaudio che risulta sparita, ha dichiarato: «Illogico che l’imputato si sia disfatto del monile e non del cutter». Agnelli ha anche parlato di due impronte di scarpa sul pavimento di casa Tizzani che non sono state attribuite a nessuno. Il difensore ha insistito sulla contaminazione avvenuta nei laboratori del Ris: sullo stesso tavolo è stato lavorato il tampone salivare di Tizzani e pochi giorni dopo sul cutter è stata trovata la traccia dell’imputato.

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