Un paese che cresce e la lotta all’evasione

ECONOMIA. La difesa comune è il nuovo obiettivo. Fa seguito ad altre priorità che erano in cima alle preoccupazioni della politica europea: il cambiamento climatico e la transizione energetica.

Dalla pandemia in poi il debito degli Stati è cresciuto a dismisura: solo per l’America 35mila miliardi, più di dieci volte l’esposizione dello Stato italiano. Ma le borse se la ridono: mai remunerative come in questi periodi. A Francoforte l’indice azionario nel 2023 è salito del 19%, a Madrid del 22%, a Parigi del 16%. A Milano si batte il record col 23% di aumento. Le prospettive legate allo sviluppo tecnologico rilanciano la fiducia degli investitori nel futuro. Questo crea un ambiente favorevole anche al risparmiatore che è disposto a fare credito e accollarsi il rischio.

Solo la terza edizione del Btp Valore ha portato nelle casse dello Stato 18,32 miliardi, dopo che le precedenti emissioni avevano raggiunto 18,14 miliardi a giugno 2023 e 17,2 miliardi ad ottobre dello stesso anno. Il tutto in una congiuntura che vede la Banca Centrale Europea non acquistare più titoli di Stato. Il timore che Paesi con alto debito come l’Italia si trovino spiazzati sui mercati internazionali è ovviato dallo slancio dei correntisti italiani. Dopo anni di attesa a interessi zero il risparmiatore ha visto un’opportunità di remunerazione e l’ha colta. È un segno di fiducia nel proprio Stato e contribuisce alla stabilità.

Certo sono soldi sottratti all’investimento azionario e quindi allo sviluppo delle aziende ma è pur sempre meglio che tenerli inutilizzati sui conti correnti e lasciarli in balia della speculazione bancaria. E tuttavia la fiducia va ripagata non solo con interessi remunerativi. Bisogna che i bilanci dello Stato diano segni di solidità. Con la pandemia e la crisi energetica i bonus elargiti dai governi italiani hanno fatto lievitare il deficit negli ultimi quattro anni. Nel solo 2023 il disavanzo è stato del 7,2%. Con gli accordi sul nuovo patto di stabilità i margini di spesa si restringono e il 3 % diventa di nuovo il limite di spese che regola i bilanci degli Stati europei.

È vero che i costi per gli investimenti strategici non verranno contabilizzati ma senza sviluppo, aumentano le spese e calano le entrate col risultato che i bilanci vanno in sofferenza. L’Italia nel 2023 è cresciuta più della media europea e già questa è una notizia. Non vi è dubbio che le esportazioni sono aumentate e l’industria ha dato segni di vitalità. Una dimostrazione in più che l’Italia dà il suo meglio nelle emergenze quando gli altri sono più lenti a reagire.

Ma se si guarda da vicino i bilanci, come Federico Fubini sul Corriere ha evidenziato, si scopre che una buona parte dello 0,9% di crescita è legato al boom dell’edilizia veicolato dai miliardi del Superbonus. Ovvero da una misura contingente ed in via di esaurimento. Da qui gli appelli del ministro delle Finanze per reperire nuove fonti di entrata. Giorgetti è per una web tax che colpisca i grandi gruppi multinazionali che operano nei singoli Stati. È il primo passo per ridurre l’evasione fiscale che ammonta a 100 miliardi. Il tutto in un Paese con un sommerso valutato in 170 miliardi e con tre milioni di lavoratori irregolari.

Per un governo non è facile perché i tre milioni di autonomi uniti alle 450mila imprese di persone, dati Mef, che evadono il 69% dell’Irpef dovuta sono anche elettori e decidono del destino politico dei loro governanti. È richiesta capacità di intermediazione politica e culturale. L’Agenzia delle Entrate, come in altri Paesi, deve certo controllare ma soprattutto consigliare e aiutare i contribuenti a pagare il meno possibile. Un’istanza lecita e legittima che lo Stato deve far propria. Perché il fisco deve essere amico non di chi evade ma di chi le imposte le paga.

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