L’ultima follia
L’Europa
cancella
il Natale

Buone feste cari lettori. Quali feste? Non si sa. Non siate pignoli. Meglio non indagare. Si vocifera che duemila anni fa sia nato un bambino che ha cambiato la storia del mondo ma la notizia non compare nella newsletter dell’Unione europea e quindi meglio stare sul generico. Prima o poi doveva succedere che a furia di negare le radici cristiane dell’Europa si sarebbe scivolati nel grottesco. Quello che stupisce è che non è stato qualche strambo parlamentare di origine celtica che magari aveva un antenato druido, ma la Commissione europea. Tra una direttiva sul Recovery Plan e un’ordinanza sui vaccini Bruxelles ha trovato il tempo di inviare una circolare sulla comunicazione «inclusiva».

Da un documento interno intitolato #UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication arrivano indicazioni precise sui criteri da adottare per i dipendenti dell’Unione. Per esempio, è bandita la parola Natale con tanto di esempio: meglio evitare «il periodo natalizio può essere stressante» e dire «il periodo delle vacanze può essere stressante». È raccomandato anche usare nomi generici anziché di «nomi cristiani». Altro esempio pratico: invece di dire «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisogna dire «Malika e Giulio sono una coppia internazionale». Sperando che Malika e Giulio la domenica non vadano a Messa. A prima vista sembrerebbe che a Bruxelles qualcuno abbia redatto il testo in preda a un eccessivo tasso alcolico. Fatto sta che ha trasformato il Natale in un Carnevale. Chissà cosa ci aspetta per Pasqua, forse qualcuno proporrà di chiamare i dodici apostoli «assistant» e Ponzio Pilato addetto ai servizi igienici.

Ma chi c’è dietro quest’iniziativa, che ha trasformato le istituzioni dell’Unione europea in un Cabaret Voltaire dadaista? Si chiama Helena Dalli, una signora maltese, commissario per l’Uguaglianza, nota per le sue posizioni anticristiane. Non c’è male per un’abitante di un’isola che deve la sua esistenza all’Ordine Ospedaliero di Gerusalemme. Scambiando l’uguaglianza per l’appiattimento, la signora Dalli ha proposto di cancellare una serie di parole al cui confronto il Grande Fratello è un fumetto di Topolino. Non si può dire, ad esempio, «colonizzazione di Marte» o «insediamento umano su Marte», meglio affermare «inviare umani su Marte». E quindi: vietato utilizzare nomi di genere come «operai o poliziotti» o usare il pronome maschile come pronome predefinito. E ancora: non si può iniziare una conferenza rivolgendosi al pubblico con la consueta espressione «Signori e signore» ma occorre utilizzare la formula neutra «cari colleghi».

Helena ci tiene a sottolineare di «evitare di considerare che chiunque sia cristiano» perciò «non tutti celebrano le vacanze natalizie. Bisogna essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose». Il solito pretesto laicista: per non offendere chi non crede si cancella chi crede, rendendo manifesto il germe di una concezione totalitaria della società nascosto dietro un preteso pensiero radicale e progressista. E noi che pensavamo che includere significasse aggiungere, arricchire e non cancellare e omettere, evitando di chiamare le loro cose per nome, in un gioco a somma zero in cui rimarranno solo degli zombie nominali che danzano sull’Europa. Ma è evidente che la signora Dalli non ha bevuto per niente, perché anche un bambino capirebbe che dietro la foglia di fico dell’inclusività si nasconde il desiderio di cancellare le feste della tradizione cristiana. Quella su cui poggia l’Europa. A proposito, possiamo ancora chiamarla Europa? Gli australiani potrebbero offendersi. Forse è meglio Guendalina. Buon Natale cari lettori.

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