Le città del futuro tra diritti e doveri

ITALIA. Riflettere sul senso e sull’identità delle città oggi potrebbe evocare in maniera quasi immediata la città ideale, quella che fin dall’Umanesimo permea l’immaginario collettivo come utopia di uno spazio urbano dove bellezza e vivibilità coesistevano in armonia.

Nelle analisi delle diverse forme di città contemporanea, spesso l’attenzione è rivolta al valore delle idee che, ancora oggi - come d’altronde nel passato -, ci permettono di comprenderne il senso più profondo. È soltanto con l’ideazione e la circolazione di nuovi progetti urbanistici che diventa possibile riattivare quel legame tra territorio antropizzato, storia collettiva e memorie individuali. Un legame cioè virtuoso, che costituisce il senso di ogni architettura di paesaggio così come del vivere sociale.

Interrogarsi oggi sul concetto di città è dunque questione che ci riguarda tutti da vicino e deve essere riconsiderata alla luce dello scenario attuale. È perciò evidente che non si tratta solo di «abitare» una città, ma di «essere» una città, con le ovvie implicazioni che ciò comporta in termini politici, giuridici, economici e soprattutto culturali. Se la città, per essere tale, è chiamata a produrre simboli e legami identitari, bisogna valutare come consentire, anzi, stimolare la sua metamorfosi e i suoi intrecci con altre identità, soprattutto in un panorama fluido e aperto come quello odierno.

Se con urbs intendiamo infatti la città a livello infrastrutturale e spaziale, quali edifici e mura, la civitas va intesa invece come l’insieme dei cittadini di una località, dotati di uno specifico «status» giuridico, titolari cioè di diritti e doveri. Concentrarsi sul concetto di civitas consente perciò di concepire il ruolo del diritto, inteso sia come insieme di norme che regolano i rapporti tra i consociati, sia come dimensione concreta dei diritti degli individui, in particolare quelli di cittadinanza, riconducibili ai principi di eguaglianza, libertà e appartenenza. Basti pensare ai vari servizi pubblici, rispetto ai quali occorre ridurre le disuguaglianze, ben sapendo che per alcune aree delle città serve un intervento aggiuntivo, individuando soluzioni differenziate per differenti aree e territori.

In termini generali, lo stesso Pnrr vuole essere uno strumento di soluzione, anche delle diseguaglianze generate a seguito della crisi pandemica, per realizzare azioni concrete a sostegno di specifiche aree. Tuttavia, occorre notare come le politiche pubbliche riguardanti il governo del territorio non siano oggetto di una specifica missione del Pnrr. Mancando di una visione analitica complessa, i centri urbani sono studiati semplicemente nei loro diversi aspetti particolari, come nel caso della mobilità sostenibile, ma non nel loro insieme. Le politiche urbanistiche dovrebbero invece esser fondamentali per tutelare tutta quella vasta gamma di diritti sociali ed economici menzionati nel Piano.

E sono soprattutto i giovani che possono e devono iniziare a cimentarsi con idee feconde e negoziare una nuova idea di città: non solo immaginandola (come idea, appunto), ma anche costruendola come spazio materiale, concreto, fatto di relazioni umane, nel rispetto dei diversi contesti socio-economici da cui questo spazio può e deve prendere le mosse.

Salvatore Satta, un importante giurista del secolo scorso, ci ha lasciato un’opera estremamente suggestiva, un romanzo epico e visionario: «Il giorno del giudizio». Uno dei personaggi del libro, Ludovico, è un ragazzo che studia e legge molti libri ma, come osserva Satta, a questa sua «vocazione della conoscenza» non «corrispondeva la capacità di conoscere» veramente. «Il guaio di Ludovico – scrive Satta – è che la vita non lo lasciava sognare, lo chiamava a far parte della realtà». Una realtà cioè tutta schiacciata sul presente, priva di ogni prospettiva e di ogni capacità di immaginare/sognare qualcosa di diverso.

Occorre allora scongiurare la possibilità che i nostri giovani possano diventare come il Ludovico descritto da Satta; il nostro compito di genitori ed educatori è quello aiutare le nuove generazioni ad immaginare ed escogitare soluzioni sempre nuove, a non lasciarsi schiacciare dalla realtà che li circonda, ma a considerarla come un progetto, come qualcosa da ideare continuamente.

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