Italia fragile
Male profondo

L’ annuncio è stato dato in coppia. Angela Merkel - oggettiva, laconica - e Emmanuel Macron - pieno di pathos - annunciano la vittoria. Hanno salvato l’economia tedesca e la reputazione francese. L’Europa esiste negli interessi nazionali che la rappresentano. L’Italia ha portato a casa un risultato di rilievo ma se a Berlino e a Parigi non fosse convenuto saremmo ancora sotto scacco dell’irritante olandese. Dal 2021 al 2027 la Germania avrà un carico come contributo Ue di 40 miliardi di euro, 11 in più rispetto a prima. In più si fa garante di fatto dei titoli emessi dall’Unione in ragione della forza economica che rappresenta. Il costo necessario per permettere alla sua economia di esportazione lo spazio alla sopravvivenza come potenza egemone.

Il 60% del suo export va in Europa. Siccome i mercati extra europei non navigano in acque tranquille il mercato interno europeo e un rilancio della domanda tedesca sono l’ alternativa vitale. La Germania ha problemi davanti a sé ma i suoi conti sono in ordine. Per un Paese come l’ Italia, che ha più pensionati di lavoratori attivi, sorge il dubbio: chi pagherà nel tempo i 293 miliardi di euro di spesa previdenziale? Di certo le pensioni non troveranno un ancoraggio sicuro con gli 80 miliardi di contributi previsti dall’accordo del Recovery Fund . Per chi è giovane il 2050 è tremendamente lontano, per gli anziani semplicemente irraggiungibile. Nel mezzo c’è il plotone dei 38 milioni di adulti da 15 a 64 anni. Ma sono tutti schiacciati sul presente, precarietà, disoccupazione , deindustrializzazione sono i loro problemi. Il futuro lo temono, mettono i soldi in banca se possono, non fanno figli e non si muovono. È questa l’Italia che si è presentata agli occhi dei 26 partner europei a Bruxelles in una trattativa durata 90 ore. L’Italia non ne è consapevole appieno, e non perché cicala che gode dei suoi vizi, ma perché malata nel profondo della sua società.

Se i parametri economici hanno un senso, e in queste trattative europee li hanno, si evince dalle proiezioni preparate dagli uffici della Commissione europea che il pil della Germania crescerà del 13% rispetto al 2008, anno di inizio della crisi strisciante di questi anni. Lo stesso accade, per la Francia(+7%) e per la Spagna (+3%) , Paesi simili al nostro, ma anche per tutti gli altri membri dell’ Unione. L’unica che regredisce è l’Italia , un calo del pil che viaggia sul 9%. Si assiste ad una politica assistenziale che a più di un anno dall’introduzione del Reddito di cittadinanza, i dati confermano andare incontro al Mezzogiorno, favorire i nuclei familiari poco numerosi ed essere poco inclusiva per i cittadini stranieri.

In tutte le 8 regioni del Sud le pensioni superano gli occupati. Sui 3 milioni della pubblica amministrazione 540 mila hanno compiuto 62 anni di età, potenzialmente in età pensionabile con quota 100. La politica si vanta di questa possibilità perché porta voti. Chi pagherà quanto dovuto a questi lavoratori in quiescenza? Ecco perché Mark Rutte ripete appena può il mantra preferito dai suoi elettori: non vogliamo finanziare le pensioni italiane. Il premier olandese sa bene che la sua linea dura ha senso contro un Paese con conti pubblici disastrosi ma un grande risparmio privato e un’evasione tollerata. Il controllo richiesto da l’Aja non è così stringente ma di fatto espone ai Parlamenti nazionali e quindi anche a quello olandese l’approvazione dell’accordo e quindi dei soldi che ne derivano. Nel dubbio a qualche Paese può sempre venire in mente di ricorrere ad un referendum. Con consultazioni popolari si sa come si comincia ma non come si finisce. Angela Merkel ha già fatto la sua scelta. Tifa Italia per salvare l’egemonia della Germania e alla piccola Olanda è bastato far sapere che c’è e in ogni caso ha conservato i suoi «rebates», lasciati in eredità da Margaret Thatcher. Il cancelliere tedesco però sa che ogni ricetta funziona solo se il paziente è consenziente. L’Italia di Conte è l’unico Paese che diverge da un processo di sviluppo di tipo occidentale. Ce lo dice anche l’ambiguità in politica estera. Russia, Cina, Sud America , Trump... l’Italia con chi sta? L’Europa dovrà fidarsi dell’Italia. È un azzardo ed è il senso ultimo della trattativa di Bruxelles. Dice un proverbio tedesco: prendi quel che vuoi ma pagane il prezzo. È in questa «terra incognita» che l’Europa si è lanciata.

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